LA REPUBBLICA (G. ADAMOLI) - Ha ragione Luis Enrique. «Questa Roma non è matura per puntare allo scudetto». La sconfitta di Genova conferma la sua tesi: la sua squadra fa la partita, ma un gioco scolastico e prevedibile non gli evita la sconfitta. Lutopia del tecnico asturiano si scontra con il sano realismo di Malesani: catenaccio e contropiede. Un calcio che evidentemente paga sempre. La Roma così, dopo aver acciuffato il pareggio
sceglie di riconfermare in blocco la squadra che ha bloccato la Juventus a Torino, per Luis Enrique, invece, è lottava formazione diversa in otto partite di campionato. Le sorprese sono soprattutto allattacco.
Allassenza forzata di Totti, il tecnico spagnolo aggiunge anche quelle volontarie di Osvaldo e Borriello. Si affida così a Lamela (trequartista), Bojan e Borini: 60 anni in tre. Perrotta viene riproposto terzino destro. La Roma fa possesso palla, il Genoa lascia solo Palacio in avanti, chiude tutti gli spazi e prova a ripartire in contropiede. «Perché ormai è con le ripartenze che si vincono le partite», aveva teorizzato Malesani alla vigilia. Il Genoa difende con nove giocatori, quando Gago di testa chiama Frey alla respinta, su di lui a saltare, nella posizione di terzino destro cè Jankovic ovvero colui che dovrebbe essere il partner di Palacio in attacco. La frittata (38 pt) la combina Heinze che sbaglia un disimpegno facile facile e innesca una di quelle ripartenze sulle quali Malesani aveva impostato la sua partita. Palacio entra in area, si blocca, dà unocchiata al centro dellarea e scarica su Jankovic. Allattaccante serbo la difesa della Roma (De Rossi e soprattutto Burdisso) dà il tempo di fermare la palla e tirare una botta di destro imprendibile per Stekelenburg. Per Jankovic è la fine di un incubo di due anni e passato attraverso una doppia operazione ai crociati del ginocchio. Questestate il Genoa non laveva nemmeno convocato per il ritiro, stava per essere ceduto quando Malesani ha proposto a Preziosi: «Sa giocare al calcio: proviamo a recuperarlo». Nel secondo cè Bovo per lacciaccato Moretti e dopo appena un minuto lo stadio insorge per un contatto in area tra Heinze e Palacio che Gervasoni considera regolare. Al 13 il doppio cambio con il quale Luis Henrique prova a dare più spinta alla Roma: fuori Lamela e Pizzarro e dentro Osvaldo e Greco. Poi nella mischia anche Borriello e così Borini da attaccante si ritrova a dover fare il terzino su Constant, entrato per lo stremato Jankovic. Proprio Borini (36) firma il pareggio dopo che Bovo si addormenta e consente a Borriello di mettere al centro una palla che sembrava destinata sul fondo. Ma al 44 il gol-carambola di Kucka, Luis Enrique non è nemmeno fortunato.