IL ROMANISTA (V. META) - Altro che gol annullato. Cera tutto Fabio Borini in quella corsa rapidissima dalla linea del fallo laterale allarea di rigore per piombare su un pallone che aspettava solo di essere spinto in rete: perché il ragazzo che ha portato unimprovvisa ventata di freschezza nellasfittico pomeriggio dellOlimpico è uno abituato ad avventarsi sulla vita, naturalmente anticipando tutti.
Sarà anche per questo che se si chiede a Massimo Piscedda di parlare del capitano della sua ultima Under 19, lex ct non ha esitazioni: «Fabio è uno dei migliori giocatori che abbia mai allenato - esordisce -. In nazionale lo conosciamo bene, lui è nel giro fin da giovanissimo, ha fatto tutta la trafila dallUnder 15 alla 21, abbiamo sempre puntato molto su di lui. Sono felice che sia tornato in Italia, quelli come lui sono un bene per il nostro calcio». Una carriera azzurra che per Borini ha ricalcato quella nei club: troppo bravo Fabio per giocare sempre e solo con i coetanei, chiedere a Fabio Perinelli, che nella Primavera del Bologna lo schierava titolare nonostante fosse due anni sotto età. «Le qualità non gli sono mai mancate, ma in questi anni lho visto crescere moltissimo e credo che in questo senso sia stata decisiva lesperienza che ha fatto allestero. È andato via quando aveva appena sedici anni, chiaro che il fatto di ritrovarsi da solo in una realtà importante come quella del Chelsea labbia aiutato a diventare grande come uomo prima ancora che come calciatore. Si è completato, ora è davvero un giocatore di altissimo livello».
Piscedda lo ha fatto esordire sotto età nella primavera del 2009 (Italia-Norvegia, 1-0) ed è stato conquistato dalla sua duttulità: «Per un allenatore è lattaccante ideale: può giocare su tutto il fronte dattacco, prima o seconda punta, ma si trova a suo agio anche come esterno. Io ho sfruttato questa sua versatilità per farlo addirittura giocare più indietro rispetto alla prima punta, che era Mattia Destro, e Fabio era bravissimo sia a cercare il taglio per il compagno sia a cercare lui stesso la profondità per linserimento. Formavano proprio un bellattacco... ». Fu anche grazie a Borini che lUnder 19 dei 91 riuscì a centrare la fase finale dellEuropeo in Normandia nel giugno 2010. Alla vigilia della partenza, il ct e capitan Borini si presentarono in sala stampa a via Allegri e la personalità di quel ragazzo non ancora ventenne si percepiva con chiarezza: «È sempre stato più maturo rispetto ai compagni - spiega Piscedda -, anche per questo gli avevo affidato la fascia di capitano. È un leader che nello spogliatoio sa farsi sentire, però è anche molto educato e serio. Sembrava nato per fare il capitano ». Raccontandosi nella prima intervista a Roma Channel, Borini si è definito un perfezionista e un ambizioso: «Verissimo - conferma il suo ex ct -. Quando in allenamento non gli riesce qualcosa, sta lì a provare finché non gli viene. Gran lavoratore, si è sempre allenato con tanta umiltà puntando a migliorarsi. Sì, Fabio vuole essere perfetto, o almeno provare a diventarlo». Fra i colpi che ha affinato a Londra ci sono anche i calci di punizione: «Li sa battere molto bene, è una delle cose su cui si allenava fermandosi alla fine delle sedute. Ha una volontà di ferro e credo sia quella che ha fatto la differenza in Inghilterra, dove non è mai facile per un ragazzo che viene dallestero trovare spazio in un campionato così difficile. È vero che ha avuto la fortuna di lavorare con Ancelotti e il suo staff che lhanno sempre seguito e in un certo senso "coccolato", però il merito è tutto della grande umiltà con cui ha sempre lavorato. La Roma ha preso un grande attaccante con lui e sono certo che lo dimostrerà ».