Esce Totti, Roma eliminata

26/08/2011 alle 10:08.

IL ROMANISTA (C. ZUCCHELLI) - 25 agosto 2011, ore 22:34: sfuma il primo obiettivo della stagione, la Roma è eliminata dall’Europa League. Dopo la sconfitta dell’andata, lo Slovan Bratislava viene all’Olimpico e pareggia 1-1, eliminando i giallorossi dall’Europa. La Roma della rivoluzione, dei milioni spesi sul mercati, del modello Barcellona e chi più ne ha più ne metta, si fa eliminare da tali Putnocky, Cikos e compagni. Illustri sconosciuti, in una notte tra le peggiori della storia della Roma. Umiliata, a casa sua, da avversari che dire modesti è fargli un complimento e che, giustamente, festeggiano per oltre un quarto d’ora dopo la fine della partita.

La Roma della rivoluzione, dei milioni spesi sul mercati, del modello e chi più ne ha più ne metta, si fa eliminare da tali Putnocky, Cikos e compagni. Illustri sconosciuti, in una notte tra le peggiori della storia della Roma. Umiliata, a casa sua, da avversari che dire modesti è fargli un complimento e che, giustamente, festeggiano per oltre un quarto d’ora dopo la fine della partita. Una festa che avrebbero dovuto fare i tifosi della Roma, accorsi in massa al primo impegno casalingo della stagione e che tornano a casa delusi, amareggiati e inferociti con l’allenatore spagnolo. Il quale, quando lo spettro dei supplementari inizia ad affacciarsi, toglie il suo giocatore più forte (fortissimo) e prezioso per farne giocare un altro che non aveva portato neanche un ritiro. Se c’è una faccia, un’espressione, un atteggiamento, che identifica i romanisti è il volto di quando esce dal campo. Basta rivederlo. E si capisce tutto. E pensare che la serata era iniziata nel migliore dei modi, con i nuovi acquisti presentati dallo speaker e DiBenedetto a fare foto col telefonino. In campo, almeno finché le gambe hanno retto, solo la Roma. Secondo minuto, prima azione: Caprari si inserisce bene in area però perde l’attimo giusto per tirare. Lo fa Bojan, ma la sua conclusione è debole e finisce comodamente tra le braccia del avversario. La Roma, che però dopo 7 minuti è costretta al primo cambio: Cicinho si ferma per un problema muscolare, al suo posto Luis Enrique mette Rosi. All’11 Roma in vantaggio: angolo di , Simplicio sfiora di testa ma non c’arriva, ci pensa allora Perrotta in scivolata con tanto di pallone sotto le gambe del . Lo Slovan si vede poco e niente, giusto alla mezzora brividi per i romanisti dopo un retropassaggio avventato di Cassetti a cui rimedia Stekelenburg in uscita. Si vede anche , prima con uno splendido passaggio di prima per Simplicio, poi con un calcio d’angolo battuto talmente bene che dà l’effetto del gol a tutti i 50mila dell’Olimpico, e infine con uno stop e un’apertura da applausi. E lo stadio canta, inevitabilmente, “Un , c’è solo un ”. La partita è un monologo: al 44’ ci prova persino Rosi, che da posizione defilata colpisce di nuovo l’esterno della rete. Il primo tempo termina così, con un solo gol all’attivo ma tanti applausi da parte della gente romanista.

Si riparte nello stesso modo: la Roma schiera gli stessi 11, la Sud canta, Luis Enrique è costantemente in piedi al limite dell’area tecnica. La prima emozione la regala, e come ti sbagli, ancora che dal limite dell’area lascia partire un che Putnocky ribatte. La porta dello Slovan sembra stregata, dopo che anche Caprari manda di poco a lato. La grande occasione al 12’ capita sui piedi di José Angel che stoppa di petto e di sinistro, da posizione ravvicinata, manda, per l’ennesima volta, alto. Luis Enrique cambia ancora: Caprari, dopo l’ennesimo tiro, si fa male e chiede il cambio, al suo posto (dopo l’ovazione dello stadio) entra Verre, all’esordio in una partita ufficiale. Alla mezzora, l’incomprensibile: l’allenatore spagnolo toglie e mette Okaka. L’Olimpico non gradisce, fischia e quando il va direttamente negli spogliatoi, senza degnare di uno sguardo il tecnico, canta solo e soltanto per lui. I minuti passano, ne mancano 10 ai supplementari, lo stadio inizia a non gradire. E infatti, puntuale, arriva il pareggio dello Slovan con il neo entrato Stepanovsky. È una doccia gelata in una serata da incubo, i cinquantamila dell’Olimpico se la prendono con Luis Enrique e gridano “buffone, buffone, buffone”. Mancano sei minuti al termine, la Roma reclama un rigore per un fallo su Rosi in area, Viviani viene ammonito, Bojan si divora un gol solo davanti al , è solo una lenta agonia fino al fischio finale. Che, quando arriva, pare quasi una liberazione. E il pensiero corre veloce a 11 anni fa: Roma eliminata in Coppa Italia dall’Atalanta e scudetto al termine della stagione. La speranza è che la storia si ripeta, unica magrissima consolazione a cui attaccarsi in una notte da dimenticare