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Heinze: Ho fame di vittorie, la mia esperienza al servizio dei giovani

24/07/2011 alle 10:12.

CORSPORT (G. D'UBALDO) - Buona la prima. Gabriel Heinze si è presentato ieri al popolo romanista e ha dimostra­to subito di avere personalità e cari­sma. Qualità che riesce ad esprimere anche sul campo. Grande esperienza, 72 presenze con la Nazionale argenti­na, un passato nei più grandi club europei.



Ora si mette in gioco con la Roma: « Ho avuto la fortuna e rin­grazio Dio di aver giocato in grandi club. Il passato è pas­sato, adesso affronto questa nuova sfida che mi è stata proposta da un altro grande club. Non ho dovuto pensarci troppo, la Roma è una grande squadra, sono orgoglioso di indossare questa maglia» . 



L’OPERAZIONE -
La trattativa non si è chiusa subito, ma Heinze assicura che non ci ha pensato troppo:«Ho parlato con l’allenatore, con i responsabili del club. Sono io che ho scelto la Roma, senza che nessuno mi convincesse. Il progetto mi è piaciuto subito, è facile dire sì a una squadra come la Roma ». Ha scelto la maglia numero cinque,quella che è stata di Mexes. Non chie­de un posto da titolare, non si pone il problema del contratto:«L’importante è che il gruppo sia unito, qui c’è un pro­getto che punta sui giovani, ma credo che in una grande squadra come la Roma servano giocatori anche esperti, l’importante è che tutti abbiano fame di vincere. Ai veterani spetterà il com­pito di aiutare più giovani. Mi sono su­bito accorto del fa­scino di questo pro­getto, con il tecnico ho parlato solo della mia preparazione in questi primi giorni. Il ruolo lo deciderà l’allenatore, io mi trovo bene sia al centro che da ester­no ». (...)



QUELLA VOLTA -
Era in campo quella sera della più pesante sconfitta della storia recente della Roma:« Il Manchester Uni­ted appartiene al passato, ma è impos­sibile dimenticarlo. Lottavo per quella maglia, ora gioche­rò con la stessa determinazione per la Roma. Non so se giocherò titolare, non so se andrò in panchina, quello che mi interessa è farmi trovare pronto fisica­mente».Ha la fama da duro, uno che in campo non guarda in faccia nessuno. Uno al­la Burdisso:« Questo non mi dà fasti­dio, le etichette le danno gli altri, i giornalisti. A me interessa seguire le disposizioni dell’allenatore, avere un buon rapporto con i compagni, vivere lo spogliatoio».