Montoya, corsa e stessa altezza Per molti è lui l’erede di Dani Alves

09/06/2011 alle 10:24.

IL ROMANISTA (V. VALERI) - Nel 1979, uno dei presidenti più longevi del Barcellona, ovvero Josep Lluis Nunez, decise di trasferire in una residenza unica tutti i giovani della Cantera provenienti da fuori Barcellona. Si aprì così un’epoca florida per il calcio catalano, che ha portato la squadra di Pujol e compagni a vincere tutto in patria e fuori e attestarsi come il gruppo più forte di sempre.


L’antica residenza de La Masia, costruita nel 1702 e inaugurata nella sua nuova veste nel 1966, iniziò quindi a formare campioni su misura 32 anni fa. In quelle stanze spaziose ed eleganti a due passi dal Camp Nou, nel tranquillo distretto di Les Corts, sono passati molti dei migliori giocatori che il abbia mai avuto: dallo stesso Guardiola a Xavi, dal futuro assistente di Luis Enrique, Ivan De La Pena, passando per Sergi, Iniesta e
, portato in Spagna dall’Argentina a soli 13 anni.

Un’accademia che negli Anni Novanta inculcò nei campioni di oggi la mentalità vincente, plasmando atleti non solo forti tecnicamente e disciplinati tatticamente, ma anche leali, umili e attaccatissimi alla causa.

Da lì proviene anche Martìn Montoya Torralbo, nato nella cittadina catalana di Gavà il 14 aprile 1991, 45mila abitanti e un nazionalismo fiero e integerrimo. Montoya è un alto 175 centimetri, del tutto simile al brasiliano Dani Alves, e questo dato non è assolutamente un caso. Uno dei cardini imprescindibili del progetto-, è proprio il saper individuare nuovi talenti con caratteristiche non solo tecniche, ma anche fisiche, simili ai titolari affermati. Pep Guardiola sa perfettamente che solo un brevilineo, scattante ed esplosivo, può calarsi al meglio nelle sue trame di gioco.


È per questo che il ventenne che viene dalla provincia è stato prelevato a 9 anni dalle giovanili del Club de Futbòl Gavà, squadretta di Terza Divisione – e una delle centinaia di realtà satellite del - , per essere inserito a tempo pieno nella Masia. Era il 2000, e anche
indossava per la prima volta il blaugrana.



LA SCALATADopo 8 anni di vera e propria scuola di calcio, Montoya viene provato anche nel B. E’ il 2008/09, la seconda squadra dei catalani è in mano a Luis Enrique dopo che l’amico Guardiola è stato promosso in prima squadra, e disputa il campionato di Seconda Divisione B. Per il terzino una sola presenza, ma l’attenzione dello staff barcellonese è Tutta per lui, tanto che dall’anno successivo diventa uno dei titolari in pianta stabile, collezionando 23 presenze. Il modo in cui corre su tutta la fascia colpisce il suo allenatore, perché sembra nato per quel ruolo e svolge le consegne tattiche con disciplina e dedizione. Luis Enrique ci perde sopra del tempo, trattenendosi al campo per insegnargli i movimenti, facendogli vedere decine di videocassette, interessandosi dei suoi problemi e delle sue perplessità. Montoya diviene a tutti gli effetti un pupillo del prossimo tecnico giallorosso. Tra il 2008 e il 2009, Martìn viene convocato 11 volte nelle nazionali spagnole giovanili (under 17 e under 18), mentre lo scorso anno arriva nell’Under 21 di Millà, che da questo sabato in Danimarca sarà alle prese con il Campionato Europeo. Le piccole Furie Rosse sono state sorteggiate nel girone B insieme a Inghilterra, Ucraina e Repubblica Ceca, l’esordio per gli iberici è previsto domenica alle 20.45 contro gli inglesi, ma non è sicuro che il ct spagnolo schieri Montoya titolare, essendo reduce da un fastidioso infortunio alla clavicola (fratturata) e alla spalla sinistra (lussata), rimediato il 1° maggio nel suo secondo match in prima squadra, contro la Real Sociedad. Martìn era stato schierato titolare per far riposare Alves in vista della semifinale di ritorno di , ma dopo 10 minuti un atterraggio scomposto dopo un contrasto aereo lo ha messo k.o.



La prima volta tra i grandi era stata il 26 febbraio a Maiorca, 6 minuti al posto di Adriano dopo che i giochi a favore del erano già fatti: 0-3 e tutti a casa. Quest’anno, Montoya è sceso in campo nel campionato di Segùnda ben 30 volte, 29 rimanendo in campo 90 minuti, non ha messo a segno nessun gol ma si è dimostrato anche giocatore corretto, rimediando solo 6 cartellini gialli.


ROMA CHIAMA Con la firma di Luis Enrique e del suo numeroso staff, le strade dei due potrebbero continuare unite. In difesa la Roma ha molto da cambiare e da ringiovanire: Marco Cassetti ha ancora un anno di contratto, ma dietro di lui non ha molto. La nuova società cercherà di piazzare altrove Cicinho, reduce dall’ennesimo anno fallimentare anche con il Villareal, mentre Aleandro Rosi non sembra ancora sufficientemente maturo per affrontare un campionato di A ad alti livelli. Paradossalmente, proprio il più giovane Montoya potrebbe fare al caso della Magica. Il suo contratto con il scade a giugno del prossimo anno, su di lui si è scatenato l’interesse di diversi club, tra i quali Valencia, Liverpool e Fulham, ma fino ad ora la dirigenza catalana non ne ha voluto sapere, considerandolo l’erede naturale di Dani Alves.



Con la pressione di Enrique, però, la Roma potrebbe strappare il prestito secco del ragazzo, che in Italia verrebbe a confrontarsi in una realtà di alto livello e avendo a fianco il suo mentore e primo estimatore. Josè Orobitg, agente di molti giovani della Cantera, in questi giorni non ha escluso né confermato l’eventualità di un approdo a Roma del suo assistito: «Martìn come Soriano – ha spiegato – ha un contratto con il fino al 2012, quindi chiunque li voglia dovrà parlare con il club. Per ora non so nulla, i ragazzi sono in vacanza».