La Roma di Luis Enrique

19/06/2011 alle 10:53.

GASPORT (A. PUGLIESE)- L’obiettivo è recuperare il pallone, subito, possibilmente nella metà campo avversaria, dove è più facile essere subito pericolosi. Lo sviluppo, invece, è l’elasticità del modulo, fatto di tagli, sovrapposizioni e possesso palla. Con due uomini fondamentali: il classico pivote (l’uomo davanti alla difesa) e la punta centrale, che deve poter giocare da centravanti boa, ma anche saper andare in profondità. Il 4-3-3 di Luis Enrique si sviluppa così. E così, molto probabilmente, giocherà anche la Roma barcelonista. Proviamo a vedere come

Modulo Al B il tecnico asturiano ha sempre utilizzato il , a volte spingendosi fino ad un 4-2-4 ultraoffensivo. Più la palla resta lontana dalla propria porta, meno rischi si corrono. Concetto elementare, verrebbe da dire. Ma è la base della filosofia di gioco di Luis Enrique, con gli attaccanti chiamati ad essere i primi difensori e la pressione (forte e immediata) dei due esterni. In pratica, soprattutto sulla rimessa dal fondo, Luis Enrique «invita» la squadra avversaria all’appoggio sul laterale difensivo, per poi andarla a «prendere» subito, già nella sua metà campo. Pressing immediato sui portatori di palla, quindi, ecco perché lo spagnolo esige dai giocatori anche una preparazione fisica eccellente.

Fase di possesso Si attacca sempre almeno in 7, questo è l’altro concetto di base. L’azione viene impostata sempre dai due centrali difensivi, con il pivote che si abbassa a secondo delle necessità e gli esterni di difesa alti, propensi a spingere. Si rischia molto, è chiaro, e sulle fasce si creano le catene con gli esterni d’attacco (veloci e bravi nell’uno contro uno), spesso «invertiti» , per permettere i rientri verso la porta (Nolito, passato al Benfica, è il caso più evidente, un schierato spesso a sinistra). Uno degli sviluppi naturali sono le sovrapposizioni, ma niente cross, o almeno ridotti al minimo. Si va poco sul fondo, più facile dialogare a terra con la punta centrale. Che, poi, è l’altro punto di riferimento del gioco di Luis Enrique, che dalla punta (e con qui si va a nozze) vuole due compiti: con la palla in possesso di uno dei tre centrocampisti deve «accorciare» , spesso dopo un contromovimento, per giocare di sponda e aprire spazi per gli inserimenti. Se la palla arriva a uno degli esterni, va invece in profondità, attaccando gli spazi.

 Fase difensiva Se la pressione salta, allora in fase difensiva ci si compatta, soprattutto per proteggere la zona centrale del campo, che poi è quella da dove statisticamente arrivano i maggiori pericoli per la propria porta. La linea dei 4 difensori gioca a zona ed è una linea vera. Più fuorigioco che diagonali (soprattutto con il possesso avversario in zona centrale), tendenzialmente a tenere libera (quando possibile) la propria area di rigore. Anche qui l’equilibrio alla fine lo garantiscono proprio gli esterni, che devono abbassarsi e andare a coprire le corsie laterali, con l’aiuto dei due mediani interni di centrocampo. Se si attacca in 7, si difense sotto la linea della palla. Ma è più bello stare dall’altra parte del campo, a Luis Enrique piace così.