Moscardelli prende la mira contro la «sua» Roma «Se segno non chiedo scusa»

20/04/2011 alle 13:36.

CORRIERE DEL VENETO (M. SORIO) - Siparietto divertente e in tema. Argomento, le mancate esultanze. Stefano Pioli, precedendo Davide Moscardelli nell’intervista d’inizio settimana, lo sfida:

Figurarsi l’imbarazzo dell’altro, romano d’adozione, cuore giallorosso fin da piccolo, sciarpa al collo e dell’Olimpico fino a quando il calcio professionistico non l’ha spedito in giro per l’Italia. «Oddio, non esulterei come ho esultato per il primo gol in serie A, contro il Catania, alla prima giornata. Ma una cosa è sicura: non chiederei scusa, anche per rispetto verso i tifosi del Chievo, con tutti quei chilometri di trasferta sulle spalle per venirci a vedere» .

Tanto per capirci, se la Mosca Tzè Tzè dovesse trafiggere la sua Roma, non vedremmo le scene di , quelle cui faceva riferimento Pioli: ovvero, Inler e Denis che regalano un successo fondamentale all’Udinese e si cospargono il capo di cenere, uno perché prossimo al trasferimento nel club azzurro, l’altro perché ex di giornata. «Intanto proviamoci, a segnare» , ricorda Moscardelli. Lui che avvertirà fremiti sconosciuti, sabato, perché l’Olimpico tinto di giallorosso l’ha visto sempre dagli spalti, come tifoso, e mai dal campo, come avversario. La vita gli riserva questo incrocio romantico all’età di trentun anni.

E ne sono passati tanti, ormai 20, dalla sua prima volta nel tempio romanista: «Era il 23 maggio 1991, ottantamila persone, tra cui io e mio padre, per la gara d’addio di Bruno Conti» . Lo stesso Bruno Conti che regalò a Moscardelli, quando questi giocava negli Esordienti della Roma, un pallone autografato: reliquia che il «Mosca » conserva ancora con scrupolo certosino. Impossibile dire cosa gli passerà per la testa, entrando sul terreno di gioco. «Un po’ d’emozione, però, l’ho già sperimentata nella gara d’andata, quindi non sarò così spaesato…» . Già, due a due al Bentegodi, il 4 dicembre scorso. Doppietta di Simplicio, poi rimonta memorabile del Chievo avviata proprio da Moscardelli, con un sinistro da fuori area.

Non gioì perché c’era poco da gioire e molto da fare per rimettere in sesto il punteggio. «Io, comunque, ho segnato spesso alle mie ex squadre e non mi sono mai trattenuto» , dice l’attaccante che Pioli ha eletto a spalla di Sergio Pellissier in queste partite decisive per la stagione gialloblù. «Decisive, sì, manca poco, uno o due punti e poi potremo dirci finalmente salvi. Aver battuto il è stata una liberazione, specialmente perché in casa non vincevamo da quasi due mesi, così come liberatoria è stata la corsa sotto la curva, al fischio finale».

E adesso che il Chievo ha ripreso a ballare, capita la Roma di . «Penso sarà una partita molto simile a quella di San Siro con l’Inter -dice Moscardelli -Loro sono un po’ in difficoltà, noi vogliamo giocare palla senza fretta né paura, reggere bene in difesa e sfruttare la minima occasione là davanti» .

Vuoi mai che arrivi pure il gol, e che a segnarlo sia proprio lui. Che parla di «fede» quando dici Roma e storce il naso appena pronunci la parola Lazio. Un figlio della Lupa fatto e finito. «Però non stiamo a fare i sentimentali davanti alla salvezza del Chievo, che sarebbe la più grande soddisfazione, per me» . Ben detto. E se si gonfia la rete: esultare, please.