LEGGO (F. BALZANI) - Domenica sera cè la Juventus. Chissà quante volte se lo sarà ripetuto Vincenzo Montella. Chissà quante volte lavrà ripetuto alla squadra. Chissà quante volte avrà benedetto i venti chilometri che separano Trigoria da Roma, da una città in preda alla DiBenedetto-mania.
LEGGO (F. BALZANI) -
Domenica sera cè la Juventus. Chissà quante volte se lo sarà ripetuto Vincenzo Montella.
Chissà quante volte lavrà ripetuto alla squadra. Chissà quante volte avrà benedetto i venti chilometri che separano Trigoria da Roma, da una città in preda alla DiBenedetto-mania. Dopo mesi ecco spuntare luomo dei sogni: ma è la vigilia di un match che vale la Champions per la Roma e, dunque, che vale qualcosa dimportante anche per un tecnico che ha appena posato il biberon e chiede liscrizione alluniversità del calcio. E addirittura banale dire che contro la Juventus domenica sera Montella si gioca molto. DiBenedetto ha grande considerazione di Vincenzino, ma vorrebbe anche partire con il botto. Si parla di Ancelotti. Montella lo sa.
E ha accettato lennesima sfida di una vita abituata alle sfide. La Juventus peraltro rievoca ricordi dolci, anzi dolcissimi allAeroplanino che nel 2001 al Delle Alpi consegnò di fatto lo scudetto alla Roma con un gol indimenticabile. Altri tempi, altri ruoli, altri traguardi. Però avrà anche pensato che in panchina troverà un uomo che ha avuto, anche se per un breve e tormentato periodo, come allenatore alla Roma, Gigi Del Neri. ma, soprattutto, avrà pensato che in campo non ci saranno Martinez, Del Piero e Chiellini. E allora ecco altri conti. la scelta della formazione titolare parte dalla considerazione di avere tutti i titolari a disposizione (ad eccezione di Cassetti destinato alla panchina). Fiducia, dunque. Trasmessa anche dal direttore generale Montali: «Con la Juventus ci aspetta una prova di grande maturità e sono sicuro che non sbaglieremo atteggiamento. Mi fido del mio staff». Montella si fida meno di una partita che la Roma non vince dal 2004. Sulla panchina giallorossa sedeva Fabio Capello, Totti mostrava le 4 dita a Tudor (emblema del poker rifilato a Buffon) mentre Montella, infortunato, non era nemmeno in panchina: quella che ora accarezza come fosse la lampada dei sogni di Aladino.