IL MESSAGGERO (U. TRANI) - Il rebus dellallenatore è il primo grande ostacolo nella rifondazione giallorossa. Se ne stanno occupando, ormai da mesi, Franco Baldini e Walter Sabatini, senza però avere certezze su quella che dovrà essere la scelta migliore per ripartire da zero. Non è semplice individuare il tecnico ideale per il progetto statu
Non è semplice individuare il tecnico ideale per il progetto statunitesnse. DiBenedetto, lo ha detto chiaramente, vuole puntare sui giovani. «Non solo quelli del vivaio che la Roma ha sempre avuto, ma anche altri da individuare in giro per il mondo» le parole del nuovo proprietario, venerdì a Boston, nella conferenza stampa in cui annunciava the deal, laccordo concluso con UniCredit per il passaggio di consegne dalla famiglia Sensi al consorzio Usa. Lidentikit del nuovo tecnico è ormai chiaro: un emergente che sappia ridare vita ed energia alla Roma. «E nervosamente morta». La frase è la sintesi di quanto pensano gli uomini di DiBenedetto che si stanno occupando della ricostruzione. «Va rifatta, perché finita». Unaltra sentenza raccolta in queste ore e non solo per la sconfitta casalinga di sabato contro il Palermo. Baldini, pur avendo poche speranze, non abbandona la pista preferita. Da lui e dal suo staff. Il nome è Andrè Villas Boas, 33 anni e quindi addirittura più giovane del trentasettenne Montella, allenatore del Porto. Mourinho, suo maestro, gli ha però consigliato che la prima esperienza da fare è la Premier League.
Ex assistente dello Special One (sia al Porto che al Chelsea e allInter), il giovane allenatore ne subisce ancora il fascino, accettando i suggerimenti dellattuale tecnico del Real. Così Villas Boas ha più volte spiegato a Baldini che è presto per trasferirsi in Italia, avendo due offerte prestigiose proprio dallInghilterra: quella dichiarata del Liverpool e laltra sottotraccia del Chelsea. Ma il futuro direttore generale della Roma non si dà per vinto e già in questa settimana dovrebbe nuovamente interpellarlo. Lalternativa è Carlo Ancelotti. Che, però, non si sposa bene per il progetto statunitense. Ormai, lo sanno bene anche Baldini e Sabatini, lattuale allenatore del Chelsea è abituato a lavorare sui top players e non sulle scommesse. Questo è il vero ostacolo al suo trasferimento nella Capitale. Lo stesso Ancelotti, tra laltro, preferirebbe arrivare a cose fatte. Quindi tra un anno, magari con la Roma in Champions e con la rifondazione già ben avviata. In pratica non sa se vale la pena correre il rischio di guidare una squadra completamente nuova. Ecco perché servirebbe un emergente. Uno come Spalletti prima maniera. Le telefonate di Baldini e Sabatini a Vincenzo Montella, in questo senso, non sono casuali. Il tecnico giallorosso, da qualche settimana, è sotto osservazione.
Per i suoi metodi di lavoro più che per i risultati. Nemmeno gli americani hanno mai creduto che la Roma riuscisse a entrare in zona Champions, pesato il ritardo accumulato con Ranieri in panchina. Insomma, nessuno ha chiesto il quarto posto a Montella. «Potrei andar via centrando la qualificazione Champions, come potrei restare anche se la Roma non dovesse arrivare quarta» disse Vincenzo qualche settimana fa. E forse già sapeva che, a prescindere dal piazzamento finale, poteva giocarsi le sue chances. Ieri mattina, prima di lasciare Boston, sopralluogo a Fenway Park dei manager italiani che lavorano per DiBenedetto. Lo stadio dei Red Sox è quello che il futuro presidente vorrebbe per la sua Roma. Ma la visita, oltre per capire meglio le risorse dellimpianto che solitamente ospita i match di baseball della squadra di DiBendetto, è legata anche alle amichevoli che la Roma, la prossima estate, potrebbe disputare negli Usa. Unicredit, invece, sta individuando il possibile partner italiano che, nei prossimi mesi, avrà il 20%. Il favorito è limprenditore Francesco Angelini. Per tre motivi: 1) La cifra da versare non lo spaventa: circa 15 milioni; 2) Lesposizione, da socio di minoranza, non preoccupa la sua famiglia, spesso contraria: la responsabilità è minore; 3) La voglia di aiutare chi è riuscito a chiudere la gestione Sensi che non ha mai condiviso nei metodi e nelle strategie, dicendolo anche pubblicamente.