
IL ROMANISTA (F. BOVAIO) - Nel cielo dEuropa è spuntata una stella. Il suo nome è Luís André Pina Cabral Villas Boas e di mestiere fa lallenatore di calcio, precisamente del Porto, che sta conducendo alla conquista del venticinquesimo titolo portoghese con una marcia trionfale.
Villas Boas sembra un predestinato della panchina proprio come il suo illustre predecessore e alcune voci di mercato lo hanno già accostato alla Roma degli americani. Stando a questi sussurri, infatti, larrivo di Villas Boas sulla panchina giallorossa manifesterebbe la chiara intenzione di avviare un nuovo ciclo basato su un mix di campioni affermati e giovani promesse dalle quali, laltrettanto giovane mister, trarrebbe la linfa vitale per riportare la squadra al successo. Se son rose fioriranno, di certo cè che al portoghese non mancano entusiasmo, capacità, carattere e qualità per far bene anche al di fuori dei confini patrii, in un calcio ben più difficile e duro di quello lusitano. E pensare che nel corso della sua vita Villas Boas non ha mai giocato a pallone per professione ed è riuscito ad entrare prestissimo nel mondo del calcio soprattutto grazie al suo carattere e ad una storia quasi fiabesca.
Cresciuto in una famiglia bene di Oporto gli capitò di essere vicino di casa dellallenatore inglese Bobby Robson, a quel tempo ingaggiato dalla società dei dragoni e poiché questultimo non utilizzava moltissimo tale Domingos Paciencia, di ruolo attaccante, Villas Boas gli recapitò una lettera per spiegargli come avrebbe dovuto impiegarlo per farlo rendere al massimo. Robson non fece lo snob di fronte ai consigli di quel sedicenne così sicuro di sé, anzi ne restò ammirato e volle ingaggiarlo nel suo staff con il ruolo di osservatore. Fu così che Villas Boas conobbe Mourinho, allora primo assistente di Robson e tra i due nacque subito quella stima reciproca sulla quale, poi, costruirono la loro successiva collaborazione professionale. Il resto è storia nota e oggi Villas Boas è considerato uno dei tecnici emergenti più interessanti e preparati dEuropa. Ma guai a paragonarlo apertamente a Mourinho. Non lo sopporta e se lo faceste vi risponderebbe immediatamente: Io non sono il clone di nessuno!.