IL ROMANISTA (S. ROMITA) - Facile dire che siamo tornati indietro. Già si sente questo ritornello, che talvolta ho canticchiato anche io. E spesso in queste ultime settimane è rientrato nella testa. Che poi sarebbe il consueto «Dobbiamo accontentarci di vivere gli scontri diretti» come negli anni che furono. A mente fredda non credo proprio che sia così. E poi io non ho mai considerato quello con la Lazio uno scontro diretto. Neanche ai tempi di Chinaglia. Gli scontri diretti sono con la Juventus, il Milan e lInter. E basta. Con i laziali è guerra - agonistica - senza confini. Novanta e passa minuti di caccia pura. Terminati i quali non ne voglio più sentir parlare. Mi trasformo. Perdo lequilibrio.
Non capisco le più elementari frasi che mi vengono dette. Ho sete e fame contemporaneamente. Mi accendo la sigaretta e la getto via infastidito. Mi alzo in continuazione e impreco con il braccio teso e la mano aperta a taglio verso il campo o la televisione. Non cè odio. Non ne coltivo affatto. Ho amici cari, affetti e ricordi, ex mogli e fidanzate che non fanno il tifo come me per la maglia più bella del mondo. Penso che non sia colpa loro. Penso che ci debba essere anche un po di sfortuna che in un dato momento si è messa di mezzo, e ha offuscato le menti portandole altrove. Dove? In nessun luogo. Questo è il brutto. Non hanno uno stadio. Perchè lOlimpico è la Roma. Non hanno una città. Perchè Roma è la Roma.
Non hanno un campione da amare e che li ami più di ogni altra cosa al mondo, tanto da rinunciare a qualsiasi offerta pur di non dover cambiare squadra e città. Il loro animale simbolo ha solo una buona vista - a quanto si legge sui libri - e nullaltro. Non affronta il combattimento a viso aperto, ma cala dallalto silenzioso su topi, scoiattoli e lepri in fuga. Non è un bel vedere. Nulla di cui andare particolarmente orgoliosi nella fauna.
Detto questo, e cioè come la penso, vorrei che almeno oggi le cose fossero chiare e pulite. E che la Roma non pensasse, vista la situazione di questo incredibile girone di ritorno, di poter avere sconti dai suoi tifosi. Se anche oggi ci fosse il Barcellona o il Real Madrid da affrontare, e la Lazio non è nè luna nè laltra, chi entra in campo con la maglia giallorossa deve sentirsi imbattibile. Sempre in grado di cambiare il corso degli eventi. La testa giù non ci si addice. Restare in ginocchio nellerba più di un nanosecondo, sia che ti abbiano colpito allo stinco, sia che ti abbiano trafitto la rete, non è da romanisti. E dal momento che sono sicuro che lo siate sinceramente, e che abbiate solo smarrito per strada - un po troppo a lungo a dire il vero - la memoria, vi ripeto anche oggi che vi amo. E vi amerò anche domani. Tuttavia Vincete! Vi amerò di più.