Totti torna re di Roma per l’ultimo derby dei Sensi «Una partita da sogno»

14/03/2011 alle 11:20.

IL GIORNALE (M. DI DIO) - La profezia della vigilia di Edy Reja è rimasta un auspicio e nulla più. Secondo l’allenatore della Lazio, era la volta buona per sfatare il tabù derby. Non aveva fatto i conti con Francesco Totti, tornato decisivo nella stracittadina dopo cinque anni e mezzo, e con un avversario che interpreta meglio la partita, visto che i biancocelesti si confermano squadra che manca in carattere e aggressività, quando è chiamata a dare un s

Due espulsioni laziali (gestaccio di Radu e proteste insistenti di Ledesma) in un finale da dimenticare fanno da contorno a un derby, non bello e ancora deciso dagli episodi, sempre pervaso di quel cronico provincialismo che continua ad essere un limite ai reali sogni di gloria delle due formazioni della Capitale. Intanto festeggia la prima doppietta alla Lazio (ora il capitano giallorosso è a un passo dai 200 gol in A e a 6 da Roberto Baggio), cancellando gli isterismi europei e le conseguenti polemiche. «Un così fa comodoa chiunque», dirà Montella, «planato» subito alla perfezione sulla prima stracittadina da allenatore. «È il derby dei sogni, quello che ho sempre voluto, due gol sotto gli occhi di mia moglie e mio figlio», così Totti. Che ha pronte due dediche speciali: il sottomaglia a Ilary con la scritta «6 sempre unica» («venerdì abbiamo festeggiato nove anni insieme», ricorderà il numero10) e il grazie alla famiglia Sensi, che ieri ha vissuto l’ultimo derby da proprietaria del club.

«Aver perso i quattro derby precedenti pesava, abbiamo sbagliato atteggiamento, non dovevamo essere così nervosi, anche se c’è sempre di mezzo - il messaggio di Reja -. Voglio dire che sull’espulsione di Radu era qualche minuto che , autore comunque di un’ottima partita, perdeva tempo. Eravamo in equilibrio, poi l’episodio della punizione ha cambiato la partita». La sconfitta della Lazio appare giusta, non per Lotito che nella pancia dell’Olimpico punta l’attenzione sul laser verde, divenuto una costante negli stadi italiani (ricordate il caso dell’ex juventino Diego a Bari?). «Quel raggio ha disturbato ripetutamente Muslera durante la punizione e poi il rigore di : il nostro è stato accecato - l’accusa del presidente della Lazio -. L’arbitro lo sapeva, fin dal riscaldamento i nostri giocatori avevano fatto presente il problema. E la cosa è continuata, nonostante l’annuncio dello speaker della Roma. In partita Muslera ha poi chiamato Tagliavento per tre volte che però gli ha detto di non averlo sentito, non poteva mica lasciare la porta sguarnita...». Visti i precedenti, la Roma rischia solo una multa. Alla fine sei tifosi laziali arrestati (e conseguente Daspo) per lancio di oggetti e petardi contro le forze dell’ordine.