Roi Menez

11/02/2011 alle 08:31.

GASPORT (A. CATAPANO) - Il Piccolo Principe sa che è molto più difficile giudicare se stessi che giudicare gli altri. Per questo, benché la notte sia stata dolce, le stelle fiorite, gli sguardi complici, e fraterno l’abbraccio con l’amico Benzema, Jeremy si sforza di essere saggio. «Sono felice di aver regalato l’assist per il gol — racconta nella pancia dello Stade de France —. Il mio obiettivo è entrare in pianta stabile in questo gruppo. So che la via è lastricata di difficoltà, io dovrò sempre mantenere la concentrazione e restare sereno. Se sono qui, in Nazionale, lo devo alla continuità che ho conquistato con la Roma, ma mi sento arrivato» .

 

«Sono felice di aver regalato l’assist per il gol — racconta nella pancia dello Stade de France —. Il mio obiettivo è entrare in pianta stabile in questo gruppo. So che la via è lastricata di difficoltà, io dovrò sempre mantenere la concentrazione e restare sereno. Se sono qui, in Nazionale, lo devo alla continuità che ho conquistato con la Roma, ma mi sento arrivato» .

 

PERCORSI E SIRENE Ecco. Forse anche queste parole sono il risultato del lungo lavoro che Ranieri ha fatto con Menez, giorno dopo giorno, un concetto dietro l’altro, un buffetto e un rimbrotto, un complimento e una tirata d’orecchie. Costante come una goccia, senza mai chiudere il rubinetto dei consigli, tignoso, come l’allenatore della Roma sa essere. Questo gli andrà riconosciuto, quando si farà la storia di queste stagioni romane. Certo, se — e lo ricordava ieri lo stilista Ottavio Missoni— «la pigrizia è la madre naturale del talento» , davvero il lavoro di Menez non è finito, anzi è solo all’inizio. Il diamante c’è, è sotto gli occhi di tutti, ma siamo ancora alla prima fase del taglio, alla sgrezzatura. Mancano la preformatura, il segaggio, la brillantatura. Ecco. Quando brillerà, si potrà dire che il ragazzo è diventato uomo, il talento meraviglia, il diamante un’opera d’arte. E considerati i progressi di questa stagione, il percorso potrà essere rapido, veloce come una delle sue accelerazioni, come quella che gli ha consentito di colpire al cuore la difesa del Brasile e smarcare Benzema. A patto che la sua velocità non lo porti lontano da qui, a cercar gloria e soldi altrove. Il Manchester , per dire, gli ha messo gli occhi addosso da mesi. A patto che accetti la sfida che gli americani impongono a se stessi, al futuro allenatore, ai giocatori: fare più grande la Roma, ma farla per sempre. Come i diamanti, appunto.

RECHERCHE Menez sarà all’altezza? Di un posto fisso nella Roma? Di un rinnovo contrattuale — l’attuale scade nel 2012 — che gli americani hanno già messo in conto, sicuramente, ma non a scatola chiusa? Dipenderà. Domani sarà in ballottaggio con Vucinic. «Mi serve continuità» . Julio Sergio: «Crediamo ancora allo scudetto» da lui, se il Piccolo Principe si rivelerà anche un vecchio saggio. Se saprà prendersi il bello della vita e accettare le regole del gioco, se sarà paziente, se accoglierà anche una panchina col sorriso. Domani sera, per esempio, potrebbe anche toccare a lui. O a Vucinic. Sarebbe curioso, in un’altra notte stellata, rinunciare a tutto questo talento. Sarebbe dannoso, anche. Nella serata più feroce della stagione, in cui la Roma resterà dentro o si ritroverà fuori. «Allo scudetto ancora ci crediamo» , giura Julio Sergio. «Contro il ritroveremo i tre punti» , gli fa eco Riise. Forse con questo Menez la ricerca potrebbe essere più agevole.