IL ROMANISTA (F. BOVAIO) - Daniele De Rossi è un romanista vero. Uno di quelli che quando la squadra perde ci sta male proprio come i tifosi e dunque conosce limportanza di quello che stiamo per scrivere. A Bologna, infatti, se giocherà eguaglierà le 237 presenze in A in giallorosso di Agostino Di Bartolomei, mica uno qualsiasi. Un traguardo che per uno come Daniele è sicuramente di quelli da segnare in rosso sul calendario della propria carriera. Lui che nasceva in quegli anni 80 in cui Ago ci conduceva, da capitano, al secondo scudetto della nostra storia ne sarà fiero, perché dopo Totti è il più degno erede della tradizione di capitani romani dellAS Roma
A Bologna, infatti, se giocherà eguaglierà le 237 presenze in A in giallorosso di Agostino Di Bartolomei, mica uno qualsiasi. Un traguardo che per uno come Daniele è sicuramente di quelli da segnare in rosso sul calendario della propria carriera. Lui che nasceva in quegli anni 80 in cui Ago ci conduceva, da capitano, al secondo scudetto della nostra storia ne sarà fiero, perché dopo Totti è il più degno erede della tradizione di capitani romani dellAS Roma, una società che non è e non sarà mai solo una squadra di calcio, ma che rappresenta nel mondo intero la città più famosa di tutte, con i suoi umori, i suoi colori, la sua forza e la sua grandezza. Per il popolo giallorosso De Rossi come Diba significa la storia che continua, il passato che si fa presente, un capitano immenso come lo era il suo predecessore, che parlava poco come lui, ma quando lo faceva ogni parola era una sentenza.
Quando Ago segnò il gol allAvellino nella terzultima partita del campionato dello scudetto si inginocchiò sotto la Monte Mario dopo una corsa quasi sfrenata, per uno che come lui era abituato a tenere nascoste le emozioni un po per pudore, un po per educazione. Quando De Rossi segna la sua giugulare si gonfia quasi fino a scoppiare, perché in quel momento, dentro di lui, la gioia del giocatore si mescola a quella del tifoso. E da lassù, ne siamo sicuri, Agostino si sarà divertito un mondo a vederlo esultare sotto i tifosi dopo le due vittorie memorabili della sua Roma in Coppa Italia contro le storiche rivali Lazio e Juve, buttate fuori dalla competizione da una grande squadra. E in questo ragazzo di Ostia si sarà anche un po rivisto, specie nellautorità con cui ha comandato i compagni da capitano, vista lassenza del Re Totti, titolare della sua vecchia maglia, la dieci, anche se allinizio Agostino giocava sempre con la otto. E ora che Daniele eguaglia le sue 237 presenze in A con la Roma sarà fiero di essere raggiunto da un altro che, proprio come lui, in questa società è cresciuto fin da piccolo per diventarne, poi, alfiere, guida e capitano.
De Rossi e Di Bartolomei, campioni inimitabili di due epoche diverse ma con la Roma nel cuore e una maglia giallorossa che per loro è stata ed è davvero una seconda pelle.