Totti: «Voglio la Champions. Poi farò il manager»

08/12/2010 alle 10:25.

CORSERA (D. BERSANI) - Le sue dichiarazioni pubbliche, da qualche tempo, sono affidate esclusivamente al suo sito internet ufficiale. Quasi a proteggersi da attacchi esterni e ingratitudine, Francesco Totti ha ormai circoscritto il suo modo di comunicare e a un altro sito, quello intitolato al premio internazionale «Golden Foot», di cui è stato insignito qualche settimana fa a Montecarlo, ha scelto di affidare le sue riflessioni a tutto campo. Ha spaziato dal passato al presente nella sua Roma, passando per l’ultimo (proibito) sogno da raggiungere



Ha spaziato dal passato al presente nella sua Roma, passando per l’ultimo (proibito) sogno da raggiungere nella fase finale di una carriera inconfondibile: la coppa dalle grandi orecchie, che vede ora i giallorossi a un passo dagli ottavi. Il capitano ha cominciato l’intervista partendo dall'emozione provata per l’assegnazione del riconoscimento: «È stata una grande soddisfazione festeggiare un premio molto importante e sono onorato di averlo ricevuto dalle mani del Principe Alberto II».



Alla domanda sul suo addio alla Nazionale Totti ha risposto: «Ho deciso dopo la finale dei Mondiali in Germania ed è stato difficile. L’ho fatto perché volevo dare il meglio di me stesso alla Roma». Quasi scontata, poi, la dichiarazione d'amore alla squadra del suo cuore: «Voglio rimanere a Roma e finire la mia carriera dove ho sempre giocato nella mia vita, nonostante potessi andare al Milan nei primi anni del settore giovanile. Io amo il mio club, l’ho sempre sostenuto e voglio riuscire a vincere la con la maglia giallorossa, visto che esiste ancora questa opportunità».



Sul momento più bello vissuto finora il numero dieci ha aggiunto: «La vittoria del campionato nel 2001 resta per me indimenticabile, anche se sollevare la coppa del mondo a Berlino è stata una splendida sensazione e una rivincita personale. Lo scudetto è stato la realizzazione di un sogno: quella era una squadra di stelle che però poteva vincere molto di più. Questo è l’unico rimpianto che mi porto dietro».



Guardando all’avvenire: si vede allenatore? «Al momento non mi ci vedo proprio. Penso più a una carriera manageriale, ma spero che accada tra tanto tempo perchè ho ancora tanta voglia di giocare».

Sollecitato sullo scottante tema del razzismo nel calcio ha detto la sua: «Non ho mai capito queste manifestazioni d’intolleranza. Ho molti amici di colore e molti altri sono stati miei avversari. Il rispetto nella vita e in ogni ambito di lavoro è fondamentale, purtroppo il razzismo è una piaga sociale e il calcio appartiene alla società».



Poi una valutazione di alcuni colleghi sulla breccia del firmamento calcistico: « è il numero uno al mondo. Il miglior straniero che milita in Serie A? In Italia abbiamo molti buoni giocatori: Sneijder e Milito hanno fatto grandi cose l’anno scorso, Hamsik è molto bravo e Ibrahimovic è uno di quei campioni in grado di cambiare il corso di ogni partita da solo. Poi c’è il mio compagno di squadra Vucinic: tra i migliori in assoluto». Sui giovani di prospettiva ha sponsorizzato due compagni di squadra che per ora stanno trovando poco spazio: «Faccio due nomi di giocatori della Roma: Rosi e Okaka avranno un futuro importante»