CORSPORT (L. CASCIOLI) - Miracolo a Milano. La Roma cambia pelle e vince la prima partita in trasferta, battendo la squadra che stava dominando il campionato. Bisogna convenire che è successo qualcosa. E' successo che sia il tecnico che la squadra
Forse questa Roma, con il miglior Vucinic, sarebbe ancora una squadra da scudetto, ma è comunque una squadra che merita rispetto e che si fa rispettare.
A Milano l'allenatore s'inventa una squadra inedita, sfidando i critici e la sorte con un coraggio sovrumano. Rinuncia a Totti e a Pizarro. Conferma Menez e manda in campo Adriano, provocando l'ironia dei giornalisti in tribuna. Ma quegli stessi commentatori che, nel prendere atto delle scelte del tecnico giallorosso, erano caduti in preda delle peggiori tentazioni critiche, vengono ricondotti a forme di maggiore rispetto, mano a mano che la partita si dipana. Alla fine, eccoli tutti pentiti, pronti magari a risfoderare le armi alla prossima occasione. Intanto godiamoci questa vittoria e il Santo Natale. Chi vivrà, vedrà. Vedrà se la Roma riuscirà a trovare chi saprà suggerirle nuove ambizioni. Il gruppo guidato da Ranieri sta dimostrando di poterle garantire. La vittoria di Milano ha detto che il gruppo è compatto e che Ranieri tiene in mano la squadra con il polso saldo. Le metastasi dello spogliatoio, inventate da chi sa fare solo gossip, sono favole metropolitane. La Roma, a Milano, ha dimostrato d'essere forte con quelli che sono scesi in campo e soprattutto con quelli che sono rimasti in panchina.
Al Meazza è stato interrotto anche l'andazzo di crollare nel secondo tempo, visto che tutta la ripresa è stata giocata con vigore, nella luce ferma e rosa delle apoteosi. Si è rivisto anche il pubblico, nonostante le condizioni climatiche da apocalissi invernale. Un pubblico che continua ad inalberare un ottimismo fideistico assolutamente degno dei miracoli che la Roma ogni tanto elargisce ai suoi fedeli e che non hanno mai fondamento nella ragione.
Tocca ogni tanto alla squadra giallorossa dare una scossa al campionato. Lo aveva già fatto battendo l'Inter e la Lazio. Si è ripetuta a Milano. Il suo ruolo sembra quello di combattere più a vantaggio degli altri che di se stessa. Quando infatti deve mettere a frutto le sue più belle prodezze agonistiche, finisce per inciampare nelle proprie scarpe.
La Roma ha insomma le stesse ambigue benemerenze di quegli avventurieri dell'Ottocento, che giravano il mondo lottando per la libertà di tutti, per finire poi la loro vita poveri e dimenticati. I giocatori della Roma sembrano oggi gli eredi di quei generosi bricconi a cui bastava una camicia rossa per trasformarsi in eroi sui campi di battaglia. Ed eccoci, come i loro contemporanei, nell'alternativa di credere o no a quanto ci viene promesso da queste imprese. In attesa di sperabili conferme restiamo nel dubbio che la squadra di Ranieri sia solo un re Mida decaduto, che fa diventare ogni tanto ciò che tocca porporina di prima qualità, buona a lustrare gli addobbi delle feste, ma non a luccicare nella gloria degli altari.