Roma, la grande famiglia

25/11/2010 alle 09:34.

IL MESSAGGERO (U. TRANI) - L’abbondanza è parola grossa. Nella Roma ha il volto e la sagoma di Adriano, quinta, sesta, settima punta in un solo giocatore, taglia XXL (chi ha più X ne metta: nessuno, nemmeno lui, si offende, da 111 kg ora è a 101)

E’ l’unico attaccante della rosa dai petali multicolore di Ranieri, insieme con il giovane Okaka pure lui spesso infortunato e utilizzato pochissimo, a non aver mai fatto gol. Ma non conta niente se poi le telecamere inquadrano il suo sorriso che è più ampio della sua maglia giallorossa e insieme il loro affetto, quello di compagni e tifosi che si allarga in un abbraccio chilometrico quanto il Raccordo anulare.

Adriano sotto i riflettori come simbolo della Roma che si vuole bene e sa farsene volere dalla sua gente. Per quel calcione di dopo il primo dei due rigori segnati contro la Lazio nel derby, dopo la trasformazione di Borriello. C’è l’Imperatore di mezzo e sempre anche Daniele. Che nel giorno del rientro, contro il Bayern, fa centro per il 2 a 2 e continua l’esultanza, iniziata sotto la Sud, fino a centrocampo, per inginocchiarsi davanti a Pizarro, pronto a sostituire a bordo campo Vucinic. Il cileno, uscito di scena per una serie di fastidosi infortuni, stretto fortissimo al cuore e anche lui in ginocchio. Perché i due sono il braccio e la mente della Roma. David non gioca e resta leader. L’ultimo entrato Greco, al debutto stagionale a Basilea, chiese consigli direttamente a lui prima di mettere piede in campo. incarna insieme lo spirito di Testaccio e della curva di oggi. La Roma del passato e del presente nella stessa persona. Capace di scavalcare, dopo il derby, il recinto per invadere la Sud. Per una trasfusione immediata di colori giallorossi. E’ stato lui a mandare l’sms a Borriello per dirgli subito: «Annamo a vince», testo per l’inizializzazione del centravanti che il Milan scartò a fine agosto e ora, ripensandoci, vorrebbe indietro. Perché 9 reti in 17 partite non sono bottino di rapina ma certificano continuità e capacità.

«Se sono io il problema, me ne vado via subito». Lo disse Ranieri nell’intervallo di Roma-Basilea. Il coro giallorosso, la sera del 19 ottobre scorso, ebbe l’effetto della risata, nonostante il punteggio sfavorevole tra i due tempi e addirittura poi peggiore alla fine. «Non scherziamo, qui nessuno rema contro». Il gruppo, insomma, è rinato trentasei giorni fa. Con la reazione, meno fortunata di quella di martedì sera, nella ripresa contro il club elvetico, poi battuto il 3 novembre al Sankt Jacob Park. Il giorno del debutto di Greco, finito in panchina a furor di squadra, perché quella sera non c’era nemmeno un centrocampista in panchina e i compagni lo vollero lì, convincendo il tecnico a portarlo tra i 18. Esordio e gol di Leandro: quando si dice vittoria di squadra.

La rotazione riguarda l’attacco. Ranieri usa il cronometro da qualche tempo: conta i minuti di ogni punta. Chi gioca di più, per una-due-tre gare, resta fuori. La sera della vigilia due parole, come successe con Borriello a Torino, per motivare l’esclusione al centravanti che il 30 agosto disse non alla per venire qui. Ecco che nasce il turn over del sorriso, come quello di , sotto il suo cappuccio di lana grigio, all’arrivo nel garage dell’Olimpico, pur sapendo da ore di dover partire dalla panchina. Come quello di Vucinic quando c’è da esultare per le reti di Menez e Borriello all’Udinese, sabato scorso.


Le vittorie aiutano, ma il gruppo è sano da sempre. , sì ancora lui e con , inventò le pizze in testa, copiate poi anche all’estero, dopo i gol giallorossi durante l’éra Spalletti, coinvolgendo riserve e in assoluto chi sta fuori dal campo: preparatori, medici e, perché no?, allenatori. Certo, l’inizio deprimente e fallimentare, 5 punti in 6 gare di campionato, aveva colpito tutti. Ranieri girava per Trigoria e teneva al guinzaglio il fantasma di Lippi, i giocatori affiancavano l’ombra dell’ex ì campione del mondo con i loro musi lunghi. per le tante sostituzioni, Vucinic per qualcosa di simile e per l’arrivo ingombrante (ingaggio compreso) di Borriello, Adriano per i pochi minuti propostigli nel finale della sfida con la sua ex (Inter), così pochi da essere rifiutati, Borriello per qualche avvicendamento non compreso e mascherato, dal tecnico, con la stanchezza nel giorno del ritorno in Nazionale. Anche Cicinho, Baptista e Doni, sul mercato e quasi in castigo. Oggi, a parte l’ultimo, la rotazione è di tutti. Castellini, Rosi e Cicinho in difesa, dove addirittura si alternano Mexes e Juan. Simplicio, dopo due mesi al buio, ora è il raggio di gioia del derby vinto: ricordate l’esultanza per il primo rigore conquistato? Si può andare avanti all’infinito, tanto ricca è la rosa. Presto rivedremo Perrotta e Taddei, uomini di corsa e rincorsa. Di ieri, oggi e domani. Ma per «restare con i piedi per terra», come ha detto Ranieri al gruppo il dorno dopo la rimonta da estasi.