Menez, partita da standing ovation

21/11/2010 alle 12:15.

CORSERA (L. VALDISERRI) - Se i ladri che in settimana hanno svaligiato la villa di Jeremy Menez hanno un briciolo di cuore giallorosso, dopo il gol segnato ieri all’Udinese, dovrebbero ridargli tutto il bottino. E, se sono comunque tifosi di una squadra qualsiasi, dovrebbero restituirgli almeno la metà della refurtiva, in nome dell’amore per il pallone.

 

Partiamo dal 24’ del primo tempo perché, in questo calcio pieno di brutture, dai razzisti che credono di essere patrioti agli stadi ormai vuoti di pubblico e passione, è confortante poter raccontare ogni tanto qualcosa di bello. In una gara fin lì condotta meglio dall’Udinese, vicina al gol in due occasioni, Menez ha dato ragione ai romanisti che amano così tanto il suo talento da perdonargli una continuità ancora intermittente. Il francese è partito a trenta metri dalla porta e si è lanciato, palla al piede come piace a lui, nello spazio. Con un movimento da sciatore si è liberato in un colpo solo di e di Coda, saltati come se lui fosse l’unico a viaggiare su un binario, e poi, di interno , a «giro», ha messo il pallone nell’angolo più lontano da Handanovic. Un gol zidanesco, per la quarta vittoria romanista nelle ultime cinque giornate (più il pareggio a Torino contro la ).

Nella ripresa, Menez ha aggiunto lo «strappo» e il passaggio filtrante per Borriello, che, aiutato anche da un velo di , ha preso posizione su Domizzi, si è girato e ha infilato Handanovic con un sinistro sul primo palo. Gol da centravanti puro, l’ottavo della sua eccellente stagione giallorossa. Menez, accolto da una standing ovation alla sua uscita dal campo dopo un’ora di gioco (martedì c’è la contro il Bayern Monaco), ha poi spiegato: «Qui mi sento a casa mia, sto bene. Possiamo andare lontano, ma possiamo fare ancora meglio. Anch’io devo migliorare, su tutto. Ho campioni davanti a me, come . Ogni giorno imparo da lui. Il c.t. Blanc? Speriamo mi abbia visto». Ranieri si è coccolato il numero 94, scelto da Jeremy in onore della banlieue parigina dove è cresciuto: «Questo è un diamante che pian piano si va lucidando. Ancora non è esploso veramente, ma la strada è quella giusta». La differenza nella gara l’ha fatta lui, perché l’Udinese ha comunque lasciato una buona impressione, confermando di essere una squadra in ottima forma. L’ingresso di Sanchez nella ripresa ha dato grande qualità ai friulani. Purtroppo per Guidolin, era di ritorno dalla trasferta in Sudamerica con la nazionale cilena e, probabilmente, non aveva 90’ nelle gambe.

L’Udinese può sicuramente lamentarsi anche dell’arbitraggio di Orsato e dei suoi assistenti. Di Natale è stato fermato mentre viaggiava da solo verso la porta per un fuorigioco inesistente ed è stato annullato un gol valido a Denis. E se il secondo era nei minuti di recupero e non avrebbe inciso sulla vittoria romanista, Di Natale è stato bloccato ingiustamente quando la gara era ancora aperta. Vista l’ingenua espulsione di Burdisso al 35’ della ripresa (con l’assistente e l’arbitro che vedono solo la reazione dell’argentino e non la netta provocazione di Domizzi, su azione da calcio d’angolo nell’area friulana), nessuno può dire come sarebbe andata a finire. Anche se, come Guidolin ha ammesso da signore nel dopo gara, «la Roma non ha rubato nulla e Menez ha fatto un gran gol». Il derubato semmai, nella sua villa all’Infernetto, era stato proprio il povero Jeremy.