CORSPORT (A. MAGLIE) - Juventus e Ro ma non si fanno del male e rinviano a tempi migliori il decollo definitivo verso la parte più alta della classifi ca, quella che consente di lottare per lo scudetto. Gran parte delle loro spe ranze ora sono riposte nel derby milanese di questa sera. Il pari ha in qualche maniera confermato pregi e difetti attuali delle due squadre.
ALTA TENSIONE -Una gara sul filo del grande equili brio non può non determi nare, quando il clima si surriscalda, momenti di grande tensione. E gli ulti mi quindici minuti del pri mo tempo sono stati deci samente carichi da un pun to di vista emotivo e nervo so. Tutto è cominciato con il gol di Iaquinta: bello per lesecuzione, dissennatoper la sistemazione dei centrali della Roma. Un bellassist di Aquilani (che poi ha evitato festeggia menti per via dei suoi tra scorsi giallorossi) e il cen travanti libero da assilli per via dellampia disponi bilità di campo concessa da Mexes e Burdisso ( troppo larghi) allaltezza del di schetto si coordinava e confezionava uno straordi nario gol in girata volante. I bianconeri che dopo aver sofferto per una ventina di minuti, erano riusciti a riorganizzarsi, sembrava no in quel momento in gra do di andare al riposo in vantaggio. Invece, gli ulti mi quattro minuti (che di ventano poi nove) diventa vano una vera e propria roulette russa. Con Rizzoli che provvedeva, con le sue nefandezze e le sue incer tezze a caricare larma. Prima Chiellini tranciava in area Mexes: pallone pie no, per il fischietto bolo gnese, in realtà piede pieno. Cinque minuti più tardi, a pochi secondi dal recupero, Greco conquista va una punizione dal limi te. Totti calciava, Pepe al largava la mano in area. I romanisti protestavano e, dopo qualche secondo ( probabilmente allertato dal guardalinee Maggiani), Rizzoli indicava il dischet to scatenando, a questo punto, la reazione dei bian coneri tanto è vero che so lo al 50' Totti riusciva ad andare sul dischetto per pareggiare i conti.
ESPERIMENTI -Le scelte compiute dai tecnici sono state condizionate dagli in fortuni ma anche dalla con sapevolezza che buona par te della stagione poteva es sere condizionata da que sta sfida. Del Neri dovendo comunque «inventarsi» un terzino destro ha preferito investire sul futuro lan ciando il giovane Sorensen piuttosto che sul passatoinserendo Salihamidzic. Dallaltra parte, Ranieri ha costruito un centrocampo tecnico, più offensivo con Greco e Simplicio accanto a De Rossi. Menez trequar tista spaziava tra le linee con Vucinic che si teneva piuttosto largo. Il veloce spostamento della palla avrebbe dovuto consentire lapertura di spazi nella so lida difesa bianconera. Quando questa circolazio ne è stata fluida la Roma ha creato sofferenze. Al con trario, se le creava con un centrocampo poco «protet tivo » tanto è vero che la Ju ve a parte il gol costruiva almeno altre tre occasioni da rete (in un caso frutto di un errato funzionamento del meccanismo del fuori gioco). Dal punto di vista della compattezza, la Juve è piaciuta: non ha grandi guizzi (fatta eccezione per Aquilani) ma è ordinata e diligente e quando riesce a sfruttare le fasce diventa anche pericolosa. La Roma ha i colpi dei suoi solisti ma ieri sera Menez non è stato sempre allaltezza della fa ma conquistata negli ultimi tempi e anche Vucinic non si è acceso.
PAURE -I « botti » finali del primo tempo hanno moltiplicato i timori e nella ripresa le due squadre pur mantenendo sulla carta un atteggiamento offensivo (la Juve ha giocato addirittura a tre punte), in realtà si so no preoccupate soprattutto di non farsi del male. Più lunghe e più statiche, sono andate avanti un po a strappi senza però trovare continuità. La Roma senza Totti ( e con Borriello) ha smarrito la profondità, la Juve non è riuscita ad ap profittare del contropiede sempre concesso con una certa generosità dai giallo rossi. E la partita è scivo lata via verso la conclusio ne senza infamia e, soprat tutto, senza lode.