IL ROMANISTA (C. ZUCCHELLI) - Ventuno e trenta, minuto più minuto meno, di martedì sera. La Roma rientra nello spogliatoio. Laria è tesa, la tensione si taglia col coltello. Il Bayern è in vantaggio di due gol, il Basilea di uno sul Cluj, la qualificazione agli ottavi di Champions complicatissima. Claudio Ranieri però sa che la partita non è chiusa. Sa che i tedeschi
Non è un discorso da allenatore a giocatori, quello di Ranieri. Sono, piuttosto, le parole di un uomo a un gruppo di uomini chiamato, come poi ha detto Borriello, «a tirare fuori lorgoglio». De Rossi, che dopo lo racconterà ai microfoni di Sky, esorta i compagni «che ancora ce la possiamo fare», Menez è silenzioso. Sa, il francese, di non aver giocato un gran primo tempo ma sa, soprattutto, che la luce la deve accendere lui. Per questo, quando rientra in campo, la prima cosa che fa è guardare la Curva Sud. Così come Borriello. E non può essere un caso se dai loro piedi parte la rimonta. Nellintervallo, poi, non ci sono parole ma solo sguardi tra De Rossi e Pizarro. Ne hanno giocate tante di partite insieme, lì in mezzo al campo, divisi - secondo alcuni - da un ruolo che a Daniele non va a genio e a cui è costretto dalla presenza del cileno. «È inutile - disse una volta il numero 16 - smentire tutte le cose che vengono dette e scritte su di noi». Aveva ragione, meglio far parlare i fatti. E i fatti dicono che, appena spinto in rete il pallone del pareggio, De Rossi è andato ad abbracciare il Pek, che era a bordocampo pronto a subentrare. Un abbraccio, in ginocchio sulla linea del fallo laterale e sotto gli occhi del quarto uomo, dovuto allaffetto che li lega, dentro e fuori dal campo. Anche se Daniele prende spesso in giro il compagno di reparto, in particolare per la sua avversione per il telefono. Un aneddoto, in questo senso, è quello che risale allo scorso febbraio: alcuni giocatori andarono al Flaminio per vedere lItalia di rugby impegnata nel Sei Nazioni. De Rossi e Pizarro avevano appuntamento per ritirare i biglietti, ma del Pek non cera traccia: «Strano - disse Daniele - mi aveva detto che sarebbe andato a prendere il figlio e poi sarebbe arrivato...». Chi aveva il compito di consegnare i biglietti disse: «Ma non puoi chiamarlo?». Daniele rise di gusto: «Diciamo che lui non ha proprio un bel rapporto col telefono. Spesso se lo dimentica per ore o, addirittura, per giorni interi. Meglio non insistere». Per la cronaca, Pizarro arrivò allo stadio, ma con 40 minuti di ritardo. Attribuendo «la colpa al traffico». Traffico che, peraltro, hanno incontrato i giocatori andando via dallo stadio martedì sera. Tra i più acclamati, neanche a dirlo, Totti. E anche Vucinic, uscito dallo spogliatoio sorridente e felice. Perché, pur non avendo giocato una partita eccezionale, «channo pensato i miei amici, che sono dei fenomeni», come ha detto a chi lo ha incontrato al fischio finale. Questa è la Roma. Questa è la sua forza.