Cerchiamo di non fare i soliti italiani...AABAR e' il futuro, l'uomo nero e' un altro!

24/11/2010 alle 12:24.

SPORTECONOMY.IT - C'è una malattia ormai perdurante nel cervello di noi italiani. Siamo belli, simpatici, intelligenti, più creativi degli altri, ma anche capaci di farci male da soli. Di chiuderci nel nostro orticello, di stringere quelle solite 200 mani allo stadio Olimpico (in tribuna), ma di ritrarci non appena vediamo all'orizzonte chi è (magari) in linea di principio più bravo di noi. Una incapacità endemica di confrontarci con l'altro, soprattutto se è straniero e viene



Di chiuderci nel nostro orticello, di stringere quelle solite 200 mani allo stadio Olimpico (in tribuna), ma di ritrarci non appena vediamo all'orizzonte chi è (magari) in linea di principio più bravo di noi. Una incapacità endemica di confrontarci con l'altro, soprattutto se è straniero e viene da lontano. Visto spesso come l'uomo nero.



Sembra quasi strano che possa venire a fare a casa nostra degli investimenti importanti. Abbiamo quasi un "herpes-Rometta", che, ciclicamente, invece, di apparire sul labbro inferiore si ferma nel cervello. Quella incapacità, peraltro assurda, di segnare il punto vincente quando siamo al tie-break.



Perchè? Perchè fondamentalmente siamo italiani, siamo "nani", incapaci di fare i cambiamenti, quando già l'altro, il cosiddetto "uomo nero", o lo straniero, li ha già fatti e metabolizzati da decenni. Vedi la Premier league inglese e ti accorgi che il 50% dei club è in mano agli stranieri. Sì, qualche tifoso del Manchester gira per l'Old Trafford con la sciarpetta giallo-verde per fare casino, ma poi alla fine tifa ed è felice dei suoi RED DEVILS. Da noi alla frontiera entrano solo extra-comunitari, che, al massimo, possono aprire un bar nel nostro BelPaese.

Siamo a un metro dal Paradiso, ma anche a un metro dal baratro, dal nulla, dall'oblio assoluto (se parliamo come n questo caso di AsRoma e della vendita della società). Chi si avvicina al nostro calcio scappa dal retro dell'ufficio, forse perchè si spaventa dei personaggi che frequentano quesot ambiente (l'eco di Calciopoli è ancora vivo, non dimentichiamolo mai). Adesso però abbiamo la capacità di riscattarci, di aprire le porte del salotto di casa allo straniero (americano o arabo che dir si voglia, poco importa), per fare il salto di qualità. Che la tifoseria romanista merita da tempo e che sogna per i propri figli.



Noi di Sporteconomy, passateci il termine facciamo il tifo per AABAR (da tutti ormai considerato nella short-list dei pretendenti, insieme ad almeno altri due soggetti) per una serie di ragioni guidate dalla logica.

Perchè? Il perchè è molto semplice. AABAR è un fondo sovrano, ha una liquidità devastante, è collegato a un emirato (quello di Abu Dhabi), che non più tardi di un anno fa ha salvato in una notte, con un semplice cenno dell'emiro, l'altro emirato famoso in tutto il mondo: Dubai (colpito dal crollo in Borsa dei titoli immobiliari).

AABAR, tra l'altro, è "uno" dei fondi sovrani di ABU DHABI
. Poi c'è Mubadala (diventanto famoso grazie agli investimenti in casa Ferrari) o ADUG per l'acquisto del Manchester . Per superare AABAR ci vorrebbe solo un fondo governativo cinese, ma non ci sembra che sia presente in questa short list.

E così arriviamo al punto: AABAR non partecipa per partecipare, ma solo per vincere. Al di là della short-list, se farà per metà dicembre l'offerta vincolante è molto probabile che acquisterà l'ASROMA. Se non lo vedremo come "offerta vincolante" vuol dire che, nel frattempo, è successo qualcosa di inspiegabile.

"Nella mentalità di chi fa affari a nome e per conto di fondi sovrani arabi", ci spiega la nostra fonte da Londra, "non c'è alcuna possibilità di presentare una offerta vincolante e poi perdere la partita. Non è proprio contemplato. Se AABAR fa l'offerta non ce n'è per nessuno".

Quindi l'uomo nero, che secondo noi non è straniero, semmai è "domestico", ha solo 15-20 giorni per fare qualcosa di singolare, eccezionale, che possa escludere AABAR da questa partita. Dopo l'offerta vincolante di AABAR, se avverrà come speriamo, dovremo tutti iniziare a parlare inglese e a masticare un po' d'arabo. E iniziare a capire che forse è arrivato il tempo di una grande AS ROMA nel gotha del calcio mondiale. Chi non lo vorrebbe? Solo chi si vuol far male da solo...