CORSERA (D. BERSANI) - Occhi socchiusi per un attimo, provando a non pensare. Poi il fischio di Rizzoli, che lo riporterà nella realtà juventina. Chi lo conosce bene mormora che «fosse per lui, non avrebbe nemmeno giocato». È la prima volta contro il suo passato e non sarà una partita come tante quella di Alberto Aquilani, avversario in maglia bianconera che stasera vivrà unemozione speciale. «Sono un professionista ma se segno non esulto»
Nella capitale Aquilani ha ancora molti affetti e una casa, quella dellEur, dove torna appena può. Amici ed ex compagni di squadra lhanno chiamato chiedendogli scherzosamente di accusare uno dei tanti problemi fisici che finora ne hanno frenata la carriera. «Hai giocato con Liverpool e Juve, manca la Lazio e hai fatto len plein», gli hanno detto punzecchiandolo. «Il principino», ragazzo mite e riservato, non ha raccolto le provocazioni limitandosi a ricordare a tutti che lasciò Roma per ragioni di bilancio e non certo per sua volontà. Daltronde 15 anni a Trigoria (con la parentesi in B a Trieste, stagione 2003/2004) non si cancellano con un colpo di spugna come del resto lultima apparizione in giallorosso: la crudele gara contro lArsenal, che giocò con una caviglia a pezzi e una serie di infiltrazioni che non gli impedì di segnare un rigore.
Aquilani è approdato alla Juventus con circa nove anni di ritardo. Fu Umberto Agnelli a interessarsi in prima persona al centrocampista di Montesacro quando militava nel settore giovanile della Roma, nel periodo in cui si scomodò anche il Chelsea di Ranieri, che ha ribadito la stima per il ragazzo: «Alberto è un campione eccezionale e spero abbia definitivamente pagato il conto alla malasorte. Gli auguro tutto il bene del mondo». A partire da domani, naturalmente.