IL ROMANISTA (P. MARCACCI) - Ricordiamo tutti troppo bene: i nostri occhi sgranati davanti allo schermo, gli amici che erano con noi altrettanto esterrefatti, lo stupore ancora prima dellindignazione, delle imprecazioni, delle parolacce che aumentavano di minuto in minuto, perché quello che stava accadendo a Brescia non aveva nulla di normale: pur avezzi ad arbitraggi che channo mandato di traverso centinaia di partite, quello che si stava
Quel Brescia-Roma segnò il punto di non ritorno della nostra memoria storica in fatto di arbitri: Russo di Nola, con quelle sopracciglia folte e quella faccia cupa da Patrizio Oliva dopo una sconfitta sul ring, aveva fatto impallidire persino gli spettri di Michelotti, Garcia Aranda, Frisk e Racalbuto. Ricordiamo bene i nervi saltati di Mexes, la voce spezzata dallindignazione di Pradè, il tono accorato di Rosella Sensi a Roma Channel, limbarazzo di osservatori "neutrali", si fa per dire e comunque meno che mai romanisti. Ricordiamo perché cè rimasto impresso e non dimenticheremo mai, siamo di memoria lunga e avvezzi, come romanisti, a coltivare il gusto del dettaglio, soprattutto quando si tratta dei nostri diritti e del non voler passare per scemi.
Però, ad onor del vero, ricordiamo anche perché è passato solo un mese: era il 22 di settembre, basta la memoria a breve termine per ricordarsi i soprusi di Brescia, non servono né quella degli elefanti né quella involontaria di Proust, buonanima. Meno di un mese se si tiene conto che Russo aveva già riassaggiato la Serie A la scorsa settimana, da quarto uomo in Cagliari-Inter. Tre settimane per tornare, sembra il titolo di un film minimalista, invece è solo lennesima beffa che le istituzioni del calcio, dopo che si era parlato di pene severissime, ventilando addirittura la radiazione, somministrano ai tifosi: tutti, non solo i romanisti.
Alla fine, tenuto conto delle sanzioni economiche, delle inibizioni, deferimenti e squalifiche che la Roma ha subito dopo Brescia e che hanno riguardato a vario titolo i componenti della sfera sia tecnica che dirigenziale, è facile constatare come Russo sia quello che ha pagato meno di tutti. Forse ormai va di moda, in Italia, anche per cose infinitamente più serie, che più il misfatto è grosso e più limpunità gli è direttamente proporzionale. E solo lennesima riprova. Lasciateci però dire che se di Collina paventavamo, una volta assurto a ruoli dirigenziali, una certa attenzione a logiche burocratiche, politiche e geopolitiche, da uno come Stefano Braschi, che ricordiamo arbitro scevro da condizionamenti di sorta, ci aspettavamo grande rigore e tolleranza zero su certe direzioni di gara: ci resta lo zero, visti i punti persi quella sera, soltanto un mese fa, a Brescia. Oltre alla curiosità, una volta terminata Parma-Roma, di sbirciare Genoa-Catania.