IL ROMANISTA (D. GIANNINI) - «Nessun problema, gioco». E nessuno ha mai avuto il minimo dubbio. Chiunque conosca un po Nicolas Burdisso, sa che non è uno che si ferma di fronte a un taglio e a un po di sangue. Contro il Genoa è saltato e ha abbattuto Toni e Cassetti che, come lui, si erano avventati su una palla vagante. Gli altri a terra, lui in piedi, con una ferita allocchio che ha richiesto tre punti di sutura. Ma non gli ha impedito di giocare fino al termine della partita col Genoa. Anzi, da quando gli hanno messo in testa il turbante di protezione, ha giocato anche meglio.
Fiducia, dunque, anche se la difesa non è ancora quella che lo scorso anno era diventata impenetrabile
per chiunque. Anche col Genoa è arrivato un gol al passivo. Cosa cè che non va? «I meccanismi sono gli
stessi dellanno scorso - replica lui -. Questa è una squadra che cerca sempre di attaccare. Forse lanno
scorso eravamo in qualche occasione più attenti. Ma penso che siano casi particolari, i meccanismi sono gli
stessi. Abbiamo avuto una partita storta come quella di Cagliari in cui abbiamo preso 5 gol. Quella partita
ci dice tanto, ma i meccanismi e la voglia di difendere di tutta la squadra sono gli stessi». Una voglia di fare grande la Roma. Quella che lo ha spinto la scorsa estate a rifiutare lInter e la Juve pur di restare qui. Nico è tornato a parlare di quei giorni convulsi: «Prima di tutto a me è dispiaciuto più che a tutti gli altri questa telenovela che si è creata. Io avevo dato la mia parola alla Roma, la Roma aveva dato la sua parola a me. Questo è tutto il discorso, non cè nessun altro discorso. Per me il capitolo a Milano era chiuso. Poi cerano altre squadre, ma io avevo dato la mia parola alla Roma. Questa è la cosa più importante».
Vero, ora Nico è giallorosso a tutti gli effetti e lo sarà per i prossimi 4 anni. Nei quali combatterà come ha
sempre fatto, con o senza punti allocchio. Con o senza turbante. Come farebbe Sandokan.