Il pugno e la carezza

29/09/2010 alle 11:57.

IL ROMANISTA (T. CAGNUCCI) - Uno dice: "Va be’ pure col Cluj tocca’ soffri’". Va be’, uno che dice così non è della Roma, si risparmia in anticipo emozioni che questa cosa che non sarà mai solo una squadra ti impone di vivere. Ignavo, si risparmia il paradiso. Uno che è della Roma è disposto ogni volta a rifarsi il viaggio di Dante, Inferno-Purgatorio-Paradiso, 1 X 2, nell’arco di un inizio stagione, di una partita, di un quarto d’ora alla fine, di questo inizio d’autunno che per noi è una primavera (benedetta o maledetta che sia).



Uno che è della Roma è Philippe Mexes e il suo gol per certi versi - per questi versi - è più bello di quello che stasera ha piazzato direttamente al Louvre Marco Borriello. È più bello per un motivo: per come ha esultato lui e per come ha esultato tutta la squadra insieme a lui. Il fatto è che abbia segnato proprio il ragazzone francese che non ama Asterix ma preferisce Belli (SPQR Bossi, SPQR...) e che a Brescia era stato cacciato senza aver fatto niente, andandose trattenuto a forza contro l’ingiustizia, piangendo, urlando, prendendo a calci la porta, beccandosi gli insulti dei moviolisti, dei mezzi perbenisti, le tre giornate di , il rischio di finire nel dimenticatoio scivolando dalle lacrime che sapevano di nostalgia con la Sampdoria a queste amare e pesanti del Rigamonti. Guardatelo come ride stasera. È bello. Come Borriello. Guardatelo bene quello che è successo dopo il vantaggio di Mexes: se lo sono abbracciati tutti, se lo sono andati di corsa ad abbracciare tutti. Pure stava per arrivare su quella capoccia di luce, anche Ranieri che pure lo aveva cazziato anche pubblicamente ha esultato pugni chiusi e vene gonfie come fanno i romanisti seri.



Ci sono andati tutti e questo è più di un segnale di unità, di gruppo, di volontà unite di intenti, di sapori profondi negli spogliatoi. In quel momento era la Roma che era andata ad abbracciarsi la Roma. La Roma di adesso che è andata a riprendersi quella di poco fa, che ha fatto un abbraccio alla Roma criticata, espulsa, bersagliata, screditata, squalificata, e da qualcuno persino rinnegata. Un pugno chiuso di uomini in rosso. La carezza, poi, ce l’ha messa Marco Borriello.



Il gol è stato uno squarcio, una rasoiata fatta col pennello, un dall’alba al tramonto nel giro di una mezzarovesciata, il gol è stata un’intera bella giornata. E’ un altro gol da dedicare a Bossi dal ragazzo del Sud sotto la Sud e a tutti quelli che erano già corsi affannati per dire che pure questo acquisto era sbagliato. E si sentivano pure fichi. Se continua così Borriello batte il record di Angelillo (se non altro perché un po’ fanno rima). Se continua così tra poco arriva il paragone con Gigi Riva, se non altro perché l’importante è esagerare, emozionare, segnare. Quello col Supermarco della nostra storia è già arrivato, proprio ieri, visto che - in versione meraviglia - è una rete simile a quella di Delvecchio con la Lazio nel 2001, anche per come ha esultato con quelle orecchie sotto la Sud.



Perché ci vuole orecchio e ci vuole pure un po’ di culo. La traversa e il palone di Traore significano pure questo: che forse il destino s’è rimesso in moto insieme a Ranieri come l’anno scorso. Ma per noi, in una notte di Coppe e di Campioni con un arbitro svedese, questa fortuna è più giusto chiamarla l’inizio di un risarcimento dovuto. Bisogna arrivare lontano, lontano, lì dove ha detto il . Poi vedrete che sì, va bene pure soffrire col Cluj.