CORSPORT - Un pezzo di scudetto allo specchio. La Roma da una parte, Fabrizio Lucchesi ed Eusebio Di Francesco dall'altra. Palpitavano, il 17 giugno del 2001, durante quel Roma- Parma che consegnò ai giallorossi il terzo tricolore. All'epoca, uno era direttore generale del club di Trigoria, l'altro soffriva dalla panchina, reduce da un grave infortunio al ginocchio. Oggi Lucchesi occupa lo stesso ruolo nel Pescara, dove 'Di Fra' è allenatore. Questa sera sarà revival, nell'amichevole organizzata dai biancazzurri per presentare la squadra. «Roma rappresenta il ricordo più bello del la mia carriera» , racconta Lucchesi, voce rauca, «un po' per l'aria condizionata, un po' perché quando ripenso a quegli anni...».
Nel 2003 fu costretto a salutare. Prevale ancora il rammarico?
« Prevale l'emozione di trovarmi nuova mente di fronte a quelle maglie. Roma mi è rimasta dentro: la città, la tifoseria, il rapporto con Franco Sensi. Nulla potrà cancel lare quellesperienza. Certo, quando fui sollevato dallincarico non la presi bene».
La Roma, più che rinunciare a lei, decise di fare a meno di un direttore generale.
«Non potevo condividere la scelta, ma ora la rispetto. In principio non riuscivo a fare neanche questo. Con il presidente Sensi avevo un legame particolare. Mi coinvolgeva in ogni progetto».
Un grande progetto.
«Arrivai a Roma l'anno prima dello scudetto. Fu una stagione difficile, ma in breve vidi la società crescere a livello esponenzia le. La quotazione in borsa al termine di un lavoro estenuante, le campagne acquisti, l'avvio del canale tematico, il tricolore. Il club si stava implementando in tutti i settori. La Roma di oggi, per certi versi, la creammo noi».
Del giorno dello scudetto, che ricorda?
«La paura. Fu enorme, anche durante una partita che stavamo dominando. Quello che sarebbe successo al fischio finale era troppo grande».
Un rimpianto nella sua gestione?
«E' legato ad Ibrahimovic. Lo avevamo in pugno per 700 milioni di lire. Perdemmo tempo, in dieci giorni andò all'Ajax. Ogni tanto ne parlo ancora con i miei figli».
La sua mossa vincente.
«Con Batistuta. Eravamo nello studio di Sensi, Luna (ex amministratore viola) si alzò dicendo che l'affare era saltato. Lo rincorsi fino all'ascensore e lo riportai indietro».
Più volte si è parlato di un suo possibile ritorno in società.
«Negli ultimi anni sono stato contattato da alcuni imprenditori che pensavano di farsi avanti per acquistare il club. Dicevano che a uno come me sarebbe bastata una settimana per riprendere in mano la situazione. Diedi disponibilità totale, ma ora non sento nessuno da mesi».
Per il Pescara ha scelto Di Francesco.
«Eusebio lo portai all'Empoli quando ave va quindici anni. L'ho visto crescere con la Roma e con la Nazionale. Ha tutto per di ventare grande allenatore: è stato allievo ricettivo di Zeman, Sacchi, Capello e Spalletti. Sono certo di aver fatto la scelta giusta per il Pescara».
Il sogno di Lucchesi resta quello di tornare alla Roma?
«Scrivetelo. Ve lo firmo».