La caccia alla fine venne premiata e H.H. venne rintracciato, ancora con le valige in mano, appena rientrato dalla Spagna. Il tecnico, per una volta poco fedele al nomignolo di Habla Habla, disse solo: «Vedremo sul campo quello che succederà». Per oltre un mese dunque, la Lazio prepara l’ennesima partita della vita contro la Roma, poi, il 7 settembre 1969, il derby di Coppa Italia va in scena. Davanti a 75.000 persone (per un incasso di 120 milioni), i bianco- celesti iniziano a caricare a testa bassa. Dopo 5’ Facco gira di testa verso la rete difesa da Ginulfi, poi al 25’ Fortunato segna, ma l’arbitro annulla. Lorenzo a questo punto impazzisce, protesta in maniera forsennata fino a che viene espulso. Al 35’, Fabio Capello fugge via in contropiede, la sua conclusione è debole, ma Di Vincenzo non trattiene e Peirò può ribadire in rete. Nella ripresa accade di tutto, al 58’ Cappellini abbatte Ghio in area, è calcio di rigore. Marchesi è pronto a regalare il pareggio ai suoi, si avventa sulla palla ma Ginulfi, con un guizzo dei suoi devia in angolo. Arrivano poi tre traverse (due colpite dalla Lazio e una dalla Roma), e a tre minuti dal termine l’impianto elettrico si guasta lasciando al buio l’Olimpico. 

La Lazio perderà il derby per 2-0 per responsabilità oggettiva, mentre la Società avrà una multa di 500 mila lire per interruzione di luce elettrica e di 400 mila lire per lancio di oggetti da parte dei propri tifosi. Inutile dire che al termine della gara Lorenzo inizierà la crociata per l’immancabile vendetta sportiva che ci sarebbe stata nel primo derby di campionato... la Roma vincerà invece per 2-1 con reti di Spinosi e Landini.