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IL MESSAGGERO (S.CARINA) - Lesordio sulla panchina della Nazionale, Prandelli probabilmente se lo aspettava un po diverso. Non è già tempo di critiche, figuriamoci, ma a sgombrare il campo da possibili (e prematuri) giudizi negativi sul gruppo azzurro, ci pensa De Rossi: «Perdere fa sempre male e lo fa ancora di più se vieni da altre sconfitte: è così per la critica, figurarsi per noi. Ma le sconfitte di giugno erano di tuttaltro stampo: questa volta è andata male contro una squadra fisicamente bestiale e noi abbiamo fatto anche buone cose. È presto per fare drammi, dobbiamo tutti capire che questo è solo il buongiorno di una nuova epoca: servono due anni, per dare un giudizio definitivo».
Analisi lucida quella di Daniele che poi si lascia sfuggire: «Non cè da preoccuparsi più di tanto per una sconfitta ad agosto, quando anche tante squadre di serie A perderebbero contro una qualsiasi formazione slovacca...». Non ha tutti i torti anche se, peggio di così, nella sua storia centenaria, la nazionale italiana aveva fatto solo a cavallo tra il 58 e il 59, unico Mondiale senza qualificazione azzurra con otto partite senza vittoria (3 sconfitte e cinque pari). Ora la serie negativa è arrivata a 7 gare (ultimo successo il 18 novembre del 2009 contro la Svezia per 1-0), eguagliando così il ciclo negativo agli albori tra il 1910 e 1911: dalla seconda assoluta in poi, sette match senza vittoria. Daniele non si nasconde, dopo lennesimo flop (lultimo successo in unamichevole dagosto nel 2005 e tra un anno ci sarà quella con la Spagna campione del mondo). «Sì, è un anno orribile» ammette, ma rilancia in previsione delle due gare (contro Estonia e Isole Far Oer) di qualificazione agli Europei in calendario agli inizi di settembre: «Non sono preoccupato per quella data: crescerà la condizione e anche se non sarà al cento per cento dovrà bastare, visti gli avversari».
Dopo il mondiale Sudafricano, il leit-motiv che ha accompagnato le convocazioni di Prandelli è stato quello di puntare sulla qualità: «Fantasia? È quel che volevano tutti, è quel che chiedeva la gente spiega il centrocampista - Cè una nuova gestione, altre scelte. Non che prima i giocatori non fossero buoni, però...Cassano ha corso, ha fatto buone cose, si è impegnato. Come tutti. La difesa? Se i centrocampisti non accorciano, gli attaccanti non taiutano perché non hanno fiato e i difensori hanno sempre un passo indietro rispetto allattaccante, allora diventa difficile». Tradotto: lo stato di forma adesso è quello che è, anche se «nessuno cerca alibi, non li abbiamo mai cercati. Se poi vogliamo vedere tutto nero per una sconfitta estiva, facciamolo. Lo ripeto, io non sono preoccupato, tantomeno disperato». Dopo lanalisi, il consiglio: «Ora lo diciamo tutti: il calcio italiano è in crisi. È però difficile che i calciatori italiani finiscano: bisogna quindi cercarli e trovarli, aspettarli, e non criticarli al primo errore». Parole da capitano.