IL ROMANISTA (D: GALLI) - «QUANDO torniamo preparati al meglio, riprendiamo la forma più rapidamente». Se non sapete cosa significhi essere dei professionisti di Eupalla, chiedete a Julio Sergio Bertagnoli. Le ferie? «Io lavoro per tornare al meglio. Per la Roma». Il riposo è un optional, quando sai di dover affrontare tre cammini lunghi e faticosi come campionato, Coppa Italia e Coppa Campioni, alias Champions League
Ormai, Bertagnoli ha smaltito la mezza delusione della mancata convocazione di Dunga ai Mondiali. E se pensa a lavorare anche durante le vacanze, è perché ormai si sente sempre di più un punto fermo della Roma. Questa è la sua prima estate da titolare giallorosso. Una novità assoluta. Quando in panchina sedeva Spalletti, Julio Sergio trascorreva le ferie sempre a Ribeirão Preto. Ma con la consapevolezza che tanto, al ritorno, avrebbe comunque continuato a riposarsi. In panchina o in tribuna.
Ingaggiato nel 2006 dopo una stagione sfortunata alla Juventude, viene bollato dal tecnico toscano come «il miglior terzo portiere del mondo». Unetichetta che Julio Sergio non riesce a levarsi di dosso. Passano tre anni anonimi. Fino alla svolta. Fino a quando Ranieri non gli dà definitivamente fiducia.
L8 novembre 2009 è una data che lex numero 3 giallorosso difficilmente dimenticherà. Doni è infortunato, allOlimpico cè lInter, tocca a lui. Julio Sergio afferra i guantoni, si sistema tra i pali, annusa lansia dei tifosi. E risponde da campione alle perplessità. La schiera dei prevenuti, di chi "Julio Sergio non è da Roma", si va mano a mano - anzi: guanto a guanto - assottigliando. Quando si tratta di discutere il rinnovo, non ci sono problemi. Il contratto sarebbe scaduto ieri. È stato prolungato fino al 2014, quando Julio Sergio avrà 36 anni e il Brasile che ospiterà i Mondiali sarà la casa del calcio. Il portiere non ci pensa, si asciuga il sudore e continua a lavorare. Lo attende la Roma, lo attende unaltra casa. Casa sua.