Anzalone annunciò a Brunetto «Devo prestarti al Genoa»

20/07/2010 alle 12:39.

IL ROMANISTA (M.IZZI) - A Crocefieschi conobbero il nome di Roberto solo quando iniziò a giocare con la maglia del Genoa. Prima era per tutti semplicemente “u Liviu”, perché da bambino non faceva altro che correre e dunque... Livio Berruti, gli guadagnò il primo soprannome. “U Liviu” e Bruno Conti si conobbero nel 1975. Bruno era arrivato al Genoa su richiesta di Gigi Simoni che lo inventò ala destra nonostante fosse un mancino puro.

 
“U Liviu” e Bruno Conti si conobbero nel 1975. Bruno era arrivato al su richiesta di Gigi Simoni che lo inventò ala destra nonostante fosse un mancino puro. A Genova Bruno percepisce il primo ingaggio vero della carriera, 700.000 lire mensili, ma è ancora un illustre sconosciuto e l’ambiente lo accoglie con indifferenza. Con Roberto, però, l’amicizia nasce immediatamente. I due svolgono assieme il servizio militare alla Cecchignola e i ritorni in macchina verso la Lanterna cementano il rapporto. Nei ritiri pre-partita dividono la stessa camera d’albergo, poi il 28 settembre 1975 arriva il debutto in campionato contro il Foggia di Delneri. Ironia della sorte a segnare non è Roberto ma proprio Bruno, con un gran che il giovanotto deve alle interminabili sedute di addestramento che Nils Liedholm lo ha obbligato a svolgere. Il primo gol del “bomber” con Bruno al suo fianco arriva tardi, il 26 ottobre, contro il Brindisi, ma poi diviene inarrestabile e oltre alla promozione in serie A, arriva a conquistare la classifica dei capo- cannonieri a pari merito con Musiello.
 
A fine stagione le strade dei due si separano. Bruno, torna nella capitale, Roberto affronta il primo campionato di A. Su di lui ha messo gli occhi la di Boniperti che ha praticamente chiuso l’affare. Pruzzo però soffre l’impatto con la massima serie e mette insieme un’annata deludente, 19 presenze e nessuna rete.
 
I contatti tra e si raffreddano, la Società piemontese prende tempo e il Bomber, tornato in B con il riparte dalla serie cadetta. Da questo momento il nostro non si ferma più, riconquista immediatamente la serie A e a febbraio del 1977 il Guerin Sportivo parla di lui come del nuovo “Superman”
del calcio italiano. Boniperti, superate le antiche perplessità scopre però che il prezzo del cartellino di Pruzzo è enormemente lievitato. La ha inoltre un concorrente, la Roma, che a maggio del 1978 sta per cambiare proprietario finendo nelle mani di Dino Viola. Il nuovo presidente ha bisogno di un colpo ad effetto
ed ha deciso di puntare su Pruzzo. Quando il Club sta passando di mano salta fuori però la “grana” del centro di Trigoria che farebbe lievitare la cifra d’acquisto. La trattativa salta ma Anzalone decide di tenere in piedi l’accordo per l’acquisto di Pruzzo. Per coprire l’investimento (le fonti a nostra disposizione variano da 1.700 a 3 miliardi tondi), viene varato il piano straordinario delle tessere "Partnership Roma" che garantiscono l’afflusso immediato di capitali in cambio dell’emissione di abbonamenti decennali da tre milioni l’uno. Il chiede inoltre il cartellino di Musiello e il nuovo prestito di Bruno Conti. Per Anzalone è un grande dolore, convoca
Conti in sede e gli dice: «Devo darti al , è l’unico modo per avere Pruzzo, ma ti giuro che è solo per un anno». Anche dopo il passaggio della Roma a Dino Viola la promessa verrà onorata.