IL ROMANISTA (D.GIANNINI) - Fortunato, perchè gioca per le squadre per le quali fa il tifo. Schietto, perché dice sempre quello che pensa, anche se questo aspetto del suo carattere comincia a costargli caro. Romanista, a vita. Che, lo si sapeva già, ma ripeterlo non fa mai male
I tifosi possono dunque stare tranquilli, non si muoverà dalla sua città. Archiviata questa questione Daniele può concentrarsi sul Mondiale e su una Nazionale, la nostra, che dopo il gol al Paraguay lo ha incoronato come salvatore della patria. E le polemiche della vigilia? De Rossi vorrebbe non tornarci sopra, ma una frecciatina la lancia: «Totti disse che dopo di lui avrei pagato la romanità? Forse io e lui paghiamo il fatto di essere schietti e diretti, ma ora non parlo perché siamo ad un Mondiale. Se ho sentito Francesco? No, perché è in vacanza. Sicuramente soffre un po di non essere qui, ma la decisione è stata presa insieme a Lippi». E senza Totti, senza Buffon e Pirlo è lui il leader azzurro. Anche se non gli piace questa definizione: «Non dite che sono un leader perché era stato scritto anche in Germania e poi sappiamo quello che è successo... Come vivo la Nazionale? Mi ritengo fortunato perché gioco con tutte e due le squadre per le quali tifo, la Roma e lItalia». Poi sulle sensazioni alla vigilia della seconda partita del girone: «La nostra condizione? Continuiamo a migliorare lintesa in campo e la condizione fisica. Lippi contro la Nuova Zelanda potrebbe anche cambiare qualcuno, ma dipende dagli infortuni. In ogni caso il modulo cambia poco, limportante è latteggiamento».
Che dovrà permettere di andare oltre le carenze tecniche dovute anche alle assenze. Una su tutte, quella del suo amico Andrea Pirlo. Un amico vero, uno con cui condivide le vacanze. Una coppia strana (Daniele è lunico capace di far ridere a crepapelle il milanista), che funziona fuori e dentro il campo. «Lassenza di Pirlo? E il giocatore più talentuoso e forse questo spesso è dimenticato - spiega De Rossi -. E talento non vuol dire solo colpi di tacco o tunnel». Niente fronzoli e molta sostanza, dunque. Qualità che a questa Italia non manca. Anche se, forse, davanti un po di fantasia in più non guasterebbe, vista la recente sterilità delle punte: «Abbiamo attaccanti che fanno tanti gol - dice però Daniele -. E lultimo Mondiale lo abbiamo vinto senza grandi goleador, lo abbiamo vinto lo stesso e nessuno si è lamentato. Le due amichevoli contro Messico e Svizzera fanno statistica, ma contano poco perché erano tappe di avvicinamento». E la Nuova Zelanda? «Ci sono squadre che dobbiamo battere a prescindere. Perché siamo lItalia, non dobbiamo snaturarci in base alle qualità della Nuova Zelanda. Perdere significherebbe comunque uscire dal Mondiale, quindi dobbiamo conquistare i tre punti. La speranza è chiaramente poi quella di arrivare almeno in semifinale». Sarebbe un mezzo successo che farebbe poco felice chi tifa contro lItalia. Come, ad esempio, quelli di Radio Padania: «Non è una cosa preoccupante, perché è unemittente così piccola... Vuol dire che quando la Padania farà il Mondiale, tiferemo contro». E tutti i giornalisti presenti ad applaudire. Se non è un leader questo...