Dal Cile: «Isla è della Roma»

07/06/2010 alle 07:43.

IL ROMANISTA (C.ZUCCHELLI) - Claudio Ranieri l’ha messo praticamente in cima alla sua lista. Nel podio delle priorità del mister romanista, l’arrivo di Isla viene subito dopo la conferma di Burdisso. E insieme a un vice Riise. Ranieri, infatti, è rimasto conquistato dalla splendida stagione del difensore cileno dell’Udinese, 22 anni, che è in Sudafrica per disputare la coppa del Mondo. Nel suo Paese danno per certo l’arrivo alla Roma.

Soprattutto perché il rapporto tra i due, ottimo, favorirebbe fin da subito l’inserimento di Mauricio dentro e fuori Trigoria. I due si sentono spesso, il Pek è una sorta di fratello maggiore che dà consigli di ogni genere all’amico. Insieme si sono attivati per dare una mano alla loro gente dopo il terremoto, insieme hanno messo in piedi tante altre iniziative umanitarie per il popolo cileno. Insieme potrebbero giocare tra qualche mese. L’affare è ormai ben avviato, manca solo - si fa per dire - l’accordo con l’Udinese.Trattare con la famiglia Pozzo non è mai facile, ma inserendo nella trattativa Motta si potrebbe arrivare a una felice conclusione. Lo scenario sarebbe questo: la Roma rinuncerebbe alla sua metà del cartellino di Motta, che tornerebbe quindi gratis a Udine, in cambio della metà del cartellino di Isla. L’Udinese poi rivenderebbe tutto Motta alla in cambio di cash o di una contropartita tecnica. Da Trigoria, quindi, andrebbe via un giocatore che non rientra più nei piani di Ranieri, in cambio, invece, di uno che quest’anno ha colpito tutti per la qualità del suo rendimento, continuo dalla prima all’ultima giornata. Isla, poi, è uno abituato a colpire chi lo vede giocare dal vivo. Successe così anche nel 2007, durante il Mondiale Under 20, in Canada. Aveva la fascia di capitano al braccio e portò il Cile alla conquista di uno storico terzo posto. Mise in fila gente che oggi, chi più chi meno, è arrivata nell’elite del calcio. I nomi farebbero la felicità di qualsiasi allenatore: Cavani, Pato, Sanchez, Aguero, Coentrao, Di Maria e Marcelo. Oltre a Zarate e Antunes, calciatori che nella Capitale non sono diventati dei campioni.

Difensore esterno di grandi qualità, all’occorrenza anche centrocampista centrale o esterno alto, classe 1988, dopo le grandi prestazioni del Mondiale Under 20, sembrava a un passo dal Porto, che fece carte false per portarlo in Portogallo. Decisivo invece, fu un blitz in aeroporto dei dirigenti dell’Udinese che, con l’occasione, si assicurarono anche Sanchez. Un doppio acquisto che ebbe parecchio risalto in Cile, dove si scrisse: "L’Udinese ha fatto il colpo dell’anno". Nativo di Buín, ha iniziato la carriera nell’Universidad Catolica, grazie al suo scopritore Alfonso Garcés. Giocava da centravanti, poi fu retrocesso in difesa per il fisico. Non legò col tecnico della prima squadra, Josè Guillermo del Solar, che non lo fece mai esordire. Si racconta di grandi scontri negli spogliatoi, qualcuno anche fisico: «Con lui ho litigato – dichiarò Isla all’epoca - così ho potuto concentrarmi solo sulla Nazionale. Certo - aggiunse - è strano che io abbia giocato prima in Nazionale e poi nel club, ma è stato, alla fine dei conti, meglio così». Scelta saggia, così come quella di giocare sempre con avversari più grandi di lui «perché si impara più in fretta». Appena arrivato a Udine, raccontò così i suoi esordi: «Sono diventato centrocampista perché il mio allenatore in Cile, Josè Sulanty, diceva che mi avrebbe sostituito se non avessi superato almeno tre volte la metà campo durante la partita. Iniziai a segnare qualche gol e poi sono stato spostato qualche metro più avanti». I suoi modelli sono «Banega e Carvalho», mentre il suo sogno era giocare in Europa «per portare con me mia nonna Maria.
 
Mi è sempre stata vicino quando trascorrevo nottate intere a studiare. Per non parlare del mio professore di matematica che ha sempre creduto in me. L’unico di cui non vorrei parlare è mio padre, credo proprio che mi odi». Isla, infatti, è nato da una relazione extra coniugale del papà, che non ha mai voluto riconoscerlo. Almeno fino a che non è diventato famoso. Ma, a quel punto, è stato Mauricio a non voler più avere rapporti con lui. Di una persona, invece, Isla ha sempre parlato: David Pizarro. I due si conoscono e si sono sentiti anche in occasione del terremoto in Cile, per organizzare iniziative di solidarietà. Mauricio ha sempre avuto come idolo come il Pek: «Sì - ha confermato anche di recente - il mio sogno era di essere come lui. Adesso gioco qualche metro più indietro, grazie a Marino, ma David è sempre il mio modello». Giocarci insieme sarebbe il massimo. Soprattutto in uno stadio come l’Olimpico che già lo ama. Almeno quando ci gioca la Roma. Il motivo è ormai noto, ma ribadirlo è sempre bello: il 15 maggio, in occasione di Lazio-Udinese, mentre scendeva negli spogliatoi dopo l’espulsione, Isla ha fatto il pollice verso. Roba, docet, da romanisti veri.