IL TEMPO - Non è più un campionato di calcio. È una guerra mediatica, dove le due partite della penultima giornata che può decidere lo scudetto - Inter-Chievo a San Siro e Roma Cagliari allOlimpico - passano in secondo piano rispetto alle parole pronunciate dagli allenatori. Il botta e risposta rovente tra Ranieri e Mourinho arriva al termine di tre settimane piene di tensioni, dal
Stavolta è Ranieri a prendere in mano per primo lascia di guerra. Pur mantenendo garbo e self-control, le sue parole contro il collega interista sono dure e ben mirate. «Le accuse di Mourinho? È un calcio che non mi piace - attacca lallenatore giallorosso, che non nomina mai il portoghese - io sono diverso: mi piace il rispetto e dò rispetto. Qui in Italia non so dove si arriverà. È troppo facile motivare un gruppo facendolo sentire attaccato da tutti e da tutto: sono tutte bombe a orologeria. A me piace vincere in un altro modo. Perché lo sport è un veicolo importante per la società italiana». Ma è anche uno sport dove continua a vincere il più ricco. Ranieri, non a caso, ricorda gli sforzi di Moratti, «che ha speso non so quanto e ora giustamente raccoglie», come a dire che il lavoro di Mourinho nellInter è superfluo.
E infatti quando gli chiedono se ritiene il portoghese un fenomeno, risponde piccato: «Siete voi che ce lo fate sentire. Per me - sottolinea lallenatore romanista - è soltanto un buon allenatore. E non dico altro». Invece un altro «colpo» gli parte quando parla del suo possibile approdo in Nazionale. Dalla Figc la chiamata è arrivata davvero nei giorni scorsi, Ranieri taglia corto: «Sono per la Roma e per un calcio pulito. Cosa intendo? Che ho un contratto. Possono far piacere queste cose ma lì si fermano».
Mourinho nel frattempo è a Berlino a «spiare» il Bayern Monaco ma quando viene informato degli attacchi provenienti da Trigoria non ci pensa due volte e detta un comunicato di risposta da pubblicare sul sito dellInter. «Non ho mai detto di essere un fenomeno - dice nel passaggio più velenoso - però non è certo colpa mia se nel 2004, dopo essere arrivato al Chelsea e aver chiesto perché stavano cambiando Ranieri, mi hanno risposto che volevano vincere e con lui non sarebbe mai capitato». Mourinho aggiunge veleno allaria già irrespirabile che circonda il campionato. LInter può vincerlo già oggi se la Roma stecca, e allora il portoghese prova ad innervosirla ancor di più. «Mercoledì sera avrebbe dovuto finire la partita in sei», dice ricordando i falli a ripetizione dei giallorossi ancor prima del calcione a Balotelli. Poi si vanta di aver studiato «per diciotto ore i punti deboli della Roma» guardando sei gare dellavversario, a differenza di Ranieri che, a suo dire, «ha fatto vedere alla squadra il Gladiatore: se lo facessi io i miei giocatori si metterebbero a ridere. I calciatori sono professionisti seri, non vanno trattati come bambini».
Da Trigoria tutti smentiscono che la finale di coppa Italia sia stata preparata con la proiezione del film di Russel Crowe. In realtà, qualcosa di vero cè: nelle riunioni tecniche pre-partita, il filmato sugli avversari si conclude con delle immagini scandite dalla musica tratta dal Gladiatore. Non sarà efficace come gli studi di Mourinho, ma qualche effetto lha portato visto che Ranieri, dal suo avvento alla Roma, ha conquistato due punti in più dellInter.