Roma, non ti resta che vincere

07/05/2010 alle 11:22.

GASPORT (S. BOLDRINI) - Bella e vincente. Brutta, perdente e cattiva. Non ci sono vie di mezzo, nella Roma. Questa stagione è uno spot della mancanza di equilibrio. Parte male, gioca male e Spalletti se ne va. Arriva Ranieri e arrivano cinque risultati utili di fila. Poi la Roma sbarca in casa del Milan, offre un primo tempo scintillante, nella ripresa si addormenta e inizia il secondo periodo no: tre legnate di fila. Il popolo urla, i tifosi disertano l’Olimpico, Vucinic entra nel mirino della contestazione. In questo clima, arriva il successo sul Bologna ed è la svolta. Comincia la rimonta. La Roma cavalca dai bassifondi

Stanca e nervosa Ora le ultime due partite — prima il Cagliari in casa, poi il Chievo a Verona — di una stagione lunga, cominciata il 30 luglio con la gara di Europa League. Ranieri ieri ha costretto i giocatori a rivedere il video della gara con l’Inter e ha fatto la conta di chi sta bene e chi un po’ meno: Pizarro, uscito nell’intervallo per i soliti problemi al ginocchio , è stato sottoposto ad una serie di controlli. La forma generale non è certo brillante: i muscoli sono appesantiti, la testa non è lucida e qualcuno sta perdendo il controllo dei nervi: il fallo cattivo di su Balotelli è l’immagine dei tempi che corrono. Sulle energie in riserva, poco da dire: la Roma ha giocato 53 gare. Sono trascorsi 10 mesi dal ritiro di Brunico: il calo è fisiologico. Sul piano dei risultati, la Roma esce a testa alta: ha perso la finale di Coppa Italia contro una squadra che potrebbe conquistare la , in campionato è seconda, si può discutere l’eliminazione precoce in Europa League contro un modesto Panathinaikos.

L’ambiente È un problema che investe l’intero calcio romano — basta pensare alla figuraccia della Lazio contro l’Inter —, ma non è consolante. Roma è sempre stata, calcisticamente parlando, una à di eccessi. Un tempo prevalevano quelli innocui: dolce vita, tifosi che mitizzano illustri brocchi, folclore, Roma era quasi un Paradiso. Oggi sta diventando un inferno. Pressione soffocante, esasperazione del concetto di appartenenza, pensiero a senso unico: chi dissente è nemico. È la dimensione di una à che, nel calcio, non sa guardare oltre i confini del Raccordo Anulare: copyright di Fabio Capello. Il caso- è emblematico: bastava ascoltare alcune radio, ieri. L’etere, a Roma, ha una grande forza: è temuto dai dirigenti, condiziona i giocatori, convoca raduni di massa, fabbrica e distrugge idoli. E allora, perché sorprendersi se Roma in quattro giorni ha mostrato prima uno stadio che ha tifato contro la propria squadra e poi una formazione che ha affrontato la finale di Coppa Italia confondendo il calcio con la lotta libera?