Sensi, finale al veleno: "La gara era delicata, l'arbitro inadeguato"

26/04/2010 alle 11:02.

GASPORT (A. CATAPANO) - Rabbia, frustrazione, tristezza infinita. Ma pure l’orgoglio di essere arrivati fin quassù, a pochi centimetri dal sogno. Rosella Sensi ha gli occhi lucidi e la delusione dipinta sul volto, ma non si dà per vinta. «La Roma non deve mollare, deve crederci fino in fondo».Ma eccola la rabbia che sale. «Non meritavamo di perdere così, non siamo stati sfortunati, i ragazzi hanno fatto il massimo. A me non piace fare polemiche, mala

 

Speranza Lazio Parla pure , fa un’analisi lucida e realistica della situazione della Roma: «Noi dobbiamo vincere tutte e tre le partite che ci rimangono, l’Inter deve perdere qualche punto per strada. E d’ora in poi l’unica squadra che per valori tecnici può fermare l’Inter è la Lazio. I biancocelesti devono fare i punti e ancora salvarsi. Se ci tieni al tuo lavoro, è in questi casi che si misura la tua professionalità. Certo, loro non aspettano altro che farci piangere...». non se la prende con l’arbitro: «Non cerchiamo alibi esterni, che hanno inciso in parte minima. Non c’è un motivo per questo passo falso, abbiamo fatto una lunga e snervante rincorsa e stasera ci ha detto male. Abbiamo perso l’attimo».

, gol inutile L’attimo fuggente era passato al 15’ del primo tempo. «Oh ! Mio ». lo aspettava in piedi sul banco. Carpe diem! E dire che da ragazzo aveva scambiato l’esortazione di Orazio per un’espressione inglese. Stavolta no. aveva imparato la lezione, ne aveva capito lo spirito. Così, vedeva arrivare l’attimo dai piedi di Vucinic e lo afferrava al volo col sinistro affidandogli tutti i suoi sogni, gli stessi di milioni di romanisti. La festa era già qui, il trionfo sul punto di trasferirsi dal prato al corteo. Il crollo «Ma o cuore! Cuore! Cuore!». E il tempo crudele, con i piedi ingrati di Cassano e gli occhi fulminanti di Pazzini, si presentava al 7’ del secondo tempo e l’aveva vinta, trasformando il grido di gioia in urlo di dolore, rendendo inutile l’estremo sacrificio del , il suo ritorno al gol. restava a terra e intorno a lui la Roma tutta crollava, con la sua impalcatura di sogni. Prima ferita, poi colpita a morte. Da Pazzini, Delneri e Cassano, cuore ingrato, cui i romanisti avevano pregato di restituire tutto l’amore malriposto, così da fare pari e patta.

Vendetta Sarebbe stata troppa grazia, Sant’Antonio. Poveri illusi questi romanisti. Cassano li aveva avvertiti: «Esulterò, perché dovrei rispettare chi insulta me e mia madre?». Il cross per la testa di Pazzini, le sue giocate deliziose, i tocchi vellutati, tutto il repertorio. Così, alla fine, lui veniva sommerso da Delneri, Epoi andava ad abbracciare , l’ex amico invidiato e ora consolato. Mentre i tifosi gli urlavano «Buffone» e qualcuno tentava pure di avvicinarsi minaccioso all’arbitro Damato.