GASPORT (A. CATAPANO) - Rabbia, frustrazione, tristezza infinita. Ma pure lorgoglio di essere arrivati fin quassù, a pochi centimetri dal sogno. Rosella Sensi ha gli occhi lucidi e la delusione dipinta sul volto, ma non si dà per vinta. «La Roma non deve mollare, deve crederci fino in fondo».Ma eccola la rabbia che sale. «Non meritavamo di perdere così, non siamo stati sfortunati, i ragazzi hanno fatto il massimo. A me non piace fare polemiche, mala
Speranza Lazio Parla pure Daniele De Rossi, fa unanalisi lucida e realistica della situazione della Roma: «Noi dobbiamo vincere tutte e tre le partite che ci rimangono, lInter deve perdere qualche punto per strada. E dora in poi lunica squadra che per valori tecnici può fermare lInter è la Lazio. I biancocelesti devono fare i punti e ancora salvarsi. Se ci tieni al tuo lavoro, è in questi casi che si misura la tua professionalità. Certo, loro non aspettano altro che farci piangere...». De Rossi non se la prende con larbitro: «Non cerchiamo alibi esterni, che hanno inciso in parte minima. Non cè un motivo per questo passo falso, abbiamo fatto una lunga e snervante rincorsa e stasera ci ha detto male. Abbiamo perso lattimo».
Totti, gol inutile Lattimo fuggente era passato al 15 del primo tempo. «Oh Capitano! Mio Capitano». Totti lo aspettava in piedi sul banco. Carpe diem! E dire che da ragazzo aveva scambiato lesortazione di Orazio per unespressione inglese. Stavolta no. Totti aveva imparato la lezione, ne aveva capito lo spirito. Così, vedeva arrivare lattimo dai piedi di Vucinic e lo afferrava al volo col sinistro affidandogli tutti i suoi sogni, gli stessi di milioni di romanisti. La festa era già qui, il trionfo sul punto di trasferirsi dal prato al corteo. Il crollo «Ma o cuore! Cuore! Cuore!». E il tempo crudele, con i piedi ingrati di Cassano e gli occhi fulminanti di Pazzini, si presentava al 7 del secondo tempo e laveva vinta, trasformando il grido di gioia in urlo di dolore, rendendo inutile lestremo sacrificio del Capitano, il suo ritorno al gol. Il Capitano restava a terra e intorno a lui la Roma tutta crollava, con la sua impalcatura di sogni. Prima ferita, poi colpita a morte. Da Pazzini, Delneri e Cassano, cuore ingrato, cui i romanisti avevano pregato di restituire tutto lamore malriposto, così da fare pari e patta.
Vendetta Sarebbe stata troppa grazia, SantAntonio. Poveri illusi questi romanisti. Cassano li aveva avvertiti: «Esulterò, perché dovrei rispettare chi insulta me e mia madre?». Il cross per la testa di Pazzini, le sue giocate deliziose, i tocchi vellutati, tutto il repertorio. Così, alla fine, lui veniva sommerso da Delneri, Epoi andava ad abbracciare Totti, lex amico invidiato e ora consolato. Mentre i tifosi gli urlavano «Buffone» e qualcuno tentava pure di avvicinarsi minaccioso allarbitro Damato.