Quanto sei prima Roma

12/04/2010 alle 08:24.

IL MESSAGGERO - Non è effetto cromatico: lassù, in testa alla classifica, adesso c’è proprio la Roma. Il sorpasso sull’Inter, inseguita da mesi (potremmo dire anche da anni), nel pomeriggio di un weekend che vede cambiare il colore dominante della nostra serie A,dal nerazzurro al giallorosso. Per superare i campioni d’Italia, il risultato utile numero ventitre, successo sull’Atalanta, 2 a 1, il quinto di fila.

Ranieri scavalca il nemico Mourinho nel giorno della sua trecentesima panchina in A. Ma battere l’Atalanta terz’ultima, cosa da lui messa in preventivo e non solo a parole, non è certo facile comedirebbe l’abissale differenza punti in classifica tra le due squadre. Cambierà nella partita tre moduli, affidandosi a quattordici uomini e iniziando il turn over, anche in corsa, proprio per cautelare il gruppo dallo sforzo fisico e mentale delle ultime settimane e di quello scontato delle prossime sino al traguardo a metà maggio. Toni parte dalla panchina, ma al tridente, cinque successi in cinque gare, non manca. Come contro l’Inter, a destra c’è Menez. Quando la Roma attacca il sistema di gioco resta il come a Bari: il centravanti però è , con Vucinic a sinistra. In fase di non possesso palla, l’equilibrio torna con il 4-1-4-1. I due esterni offensivi scivolano indietro, ai fianchi di e Perrotta, con Pizarro regista davanti alla difesa, dove Mexes è di nuovo titolare, con Juan in tribuna a scopo precauzionale. Mutti risponde con il classico 4-4-2: imediani De Ascentis e Padoin fanno un lavoro più chedecente, a sinistra Valdes mostra continuità e qualità contro Cassetti che, presto ammonito, avrà spesso problemi a fermarlo. Bravo Tiribocchi in attacco, a differenza di Amoruso, mai in partita e giustamente sostituito dopo meno di un’ora. Prove di vantaggio già all’inizio, senza alzare il ritmo per non spendere inutilmente le energie, da conservare più avanti, nello stesso match e anche in quelli che seguiranno: la partenza è da grande squadra. ci prova da fuori, in diagonale largo, Burdisso sta per lasciare il segno, palla fuori di un niente, il capitano su assist di appoggia sull’esterno della rete dopo aver anticipato Consigli in uscita.

E’ Vucinic che firma l’1 a 0, al dodicesimo, per il sorpasso sull’Inter e per il suo undicesimo gol in campionato (superato ): si accentra da sinistra e colpisce forte di . Il tiro è centrale, Perrotta è in fuorigioco ma non è certo lui a ingannare Consigli che si fa scappare il pallone e che già nel 2005 regalò, con un’altra gaffe, lo scudetto alla Roma primavera. La coincidenza non guasta, nella circostanza. Il 2 a 0, cinque minuti dopo. Pennellata di per Cassetti che di testa regala momentaneamente tranquillità ai compagni. L’Atalanta fa poco, chiede un rigore per una cravatta di Burdisso a Amoruso: di interventi così se nevedonotanti in area, anchese gli arbitri poi sorvolano proprio come fa Rocchi. Dopo l’intervallo, Toni al posto di Vucinic, diffidato da preservare per il derby e il migliore in assoluto nella primaparte per il sacrificio sulla fascia e le giocate sopraffine. Il sistema di gioco è il , con Perrotta a destra e trequartista. Cassetti perde palla a centrocampo, Valdes verticalizza e Riise in scivolata mette Tiribocchi davanti a Julio Sergio: piatto vincente e 2 a 1 all’ottavo. La Roma si stranisce, subendo più che l’Atalanta la situazione. manda al tiro Toni che calcia alto quasi un rigore in movimento. Julio Sergio, di piede, salva su Tiribocchi. Ranieri fa entrare Taddei per Perrotta, ma anche la seconda sostituzione, alla mezz’ora, non aiuta i giallorossi pesanti più nella testa che nelle gambe. Interviene il pubblico che fiuta l’aria. I sessantamila dell’Olimpico soffiano forte nelle vele giallorosse che di lì a poco saranno bandiere al vento. diventa allenatore in campo: Menez rischia il secondo giallo, il capitano consiglia il cambio del francese e non il proprio come vorrebbe Ranieri che coglie al volo il suggerimento. Mancano dieci minuti più i tre direcupero. La Roma ormai è prima e difende il primato, nascondendo il pallone agli avversari prima di calciarlo in , protagonista con lui del Gran Finale.