E' sempre Roma-Inter

22/04/2010 alle 09:54.

IL MESSAGGERO (U.TRANI) - Adesso la Roma è anche in finale di Coppa Italia, tanto per non farsi mancare niente in questo finale entusiasmante di stagione. E’ la quinta delle ultime sei edizioni e sempre contro l’Inter che aspetta all’Olimpico il 5 maggio in una sfida davvero infinita contro i nerazzurri di Mourinho. La qualificazione, per la verità, è sofferta: i giallorossi perdono 1 a 0 a Udine, l’ultima sconfitta in Europa League all’Olimpico contro il Panathinaikos il 25 febbraio, e passano grazie al 2 a 0 dell’andata.

I supplementari sarebbero stati dannosi in chiave campionato. In attesa di giocare le ultime quattro gare decisive della volata scudetto, l’obiettivo della Roma al Friuli era di arrivare in finale senza faticare. Tutto come previsto, anche se con qualche brivido negli ultimi tredici minuti, compresi i quattro di recupero, della semifinale di ritorno. Cioè da quando l’Udinese fa centro con Sanchez, al trentaseiesimo, e ancora di più dal rosso, per doppia ammonizione, di Banti a Cassetti, al trentanovesimo, per un fallo ingenuo a centrocampo su Pepe (anche il primo giallo per un’entrata sull’ex romanista al dodicesimo).

Ranieri, dopo averlo negato alla vigilia, decide di affidarsi al turn over. Meglio far riposare alcuni protagonisti del derby in vista della partita di domenica con la Sampdoria, senza però stravolgere la squadra base che da due domeniche è prima in classifica. Quattro novità bastano e avanzano. Solo in difesa, compreso, è la linea titolare, con l’avvicendamento scontato tra Mexes e Juan, dentro il francese, da non considerare riserva, per preservare il brasiliano. A centrocampo entrano Brighi per Pizarro, tra l’altro diffidato, e Faty per Perrotta, davanti c’è Baptista per Vucinic. In panchina, dunque, solo volti noti, a cominciare da . Solo Perrotta, fastidio al polpaccio, non entra nemmeno nella lista dei diciotto.

L’assetto è il 4-4-2, compatto e prudente. I mediani sono Brighi e , sulle fasce Taddei e Faty, rispettivamente a destra e a sinistra, chiamati ad alzarsi in fase di possesso palla, per il sistema di gioco che la Roma conosce bene, il , con Baptista che si sistema alle spalle di Toni. Si capisce subito che non è la Roma del campionato. E’ timida e fiacca. Marino si presenta, invece, con la formazione migliore del momento, inizialmente senza Inler che entrerà prima della mezz’ora a sostituire Sammarco che si fa male da solo.

L’Udinese, dovendo rimontare i due gol, fa la partita. Non è facile, però. Le due linee giallorosse, centrocampo e attacco, sono strette, le due punte Baptista e Toni si abbassano per non allungare la squadra: gli spazi per i bianconeri, spregiudicati nel loro , si riducono al minimo, nonostante l’abilità e la velocità degli interpreti del tridente offensivo, Sanchez, Di Natale e Pepe.

La Roma, come nel derby, chiude la prima parte senza mai concludere nello specchio della porta. Ma non concede ai rivali niente, neanche in contropiede. Nella ripresa l’Udinese accelera senza però riuscire a sfondare, anche perché i giallorossi riescono a gestire abbastanza bene, sempre senza sbandare. Al tempo stesso, con un’impostazione così prudente per la Roma è impossibile essere pericolosa. Handanovic, alla fine, non farà nemmeno una parata.

Dopo un’ora, Ranieri fa uscire Toni, più utile sino a quel momento di Baptista, dentro Menez e a seguire toglie anche Faty, in difficoltà da esterno di centrocampo, per regalare metà tempo a Tonetto. Marino, negli ultimi venti minuti, ci prova con Corradi per Ferronetti e il 4-2-4. Entra Vucinic per Baptista, Riise si addormenta su un lancio che taglia il campo di Inler e Sanchez entrando in area può calciare forte di e superare Julio Sergio. Cassetti si fa cacciare e Taddei diventa terzino. Inler da fuori conclude di sinistro, Julio Sergio sfiora e devia sul palo, poi la palla gli rimbalza sulla testa e finisce in angolo. E’ l’ultimo pericolo prima del recupero. E della sedicesima finale di Coppa Italia per la Roma.