CORSPORT - L'accento è di quelli inconfondibili: lui di romano non ha nemmeno un capello. Eppure sarà che la fede giallorossa è talmente avvolgente da non poterla evitare, che la Roma è più di una squadra di calcio. Sarà che alla vigilia della sfida dell'anno, contro l'Inter, la partita che potrebbe valere lo scudetto, discorsi così non danno l'idea di essere una semplice formalità istituzionale. Perché romano oppure no Gian Paolo Montali, il « freddo e distaccato » Montali, come s'è apostrofato lui stesso, quando vede giallorosso rischia di sciogliersi, di emozionarsi, dando sfoggio a una romanità innata e conservata chissà in quale posto del cuore. Come la
Le stesse immagini che si aspetta di vedere, domani, contro l'armata nerazzurra di Mourinho.
« Affrontiamo i migliori - ha detto il dirigente giallorosso - e non esiste nulla di più nobile che provare a vincere contro la rosa migliore » . Perché Montali sa riconoscere i distacchi, le distanze, ma « proprio per questo proveremo a dare il massimo per uscire dal campo più forti di prima » . Motivatore, ottimizzatore di risorse umane, Montali gioca con le parole per costruire un match dal di fuori, prima ancora che sul campo. Per lui Roma- Inter è come « l'ultimo tango che ho ballato e che nessuno potrà toglierci » , citando chissà quale autore dall'aria sognante; Roma- Inter è « la gara che stavamo aspettando dopo aver rispettato puntigliosamente gli step con Udinese e Bologna » .
Ecco il cyber- Montali, tutto calcolo e zero sentimenti mescolarsi all'altro, quello con la punta di romanticismo giallorosso sotto la giacca, annodata stretta come la cravatta che porta in maniera impeccabile. « Se ci crediamo? Certo, vogliamo vincere questa sfida. L'ambiente è fantastico e ci chiede di dare il massimo. E poi - aggiunge a testa alta - in quanto a maturità non siamo secondi a nessuno. All'interno dello spogliatoio si respira quest'aria: una sensazione che ho sentito da pochissime parti » . Così la sfida con i nerazzurri diventa epica, irripetibile, « ma non dobbiamo dimenticare nemmeno la Coppa Italia, un altro obiettivo al quale stiamo lavorando. Se Mourinho fa più paura dei giocatori che scenderanno in campo? Lui è il tecnico dei nerazzurri e farà il suo lavoro come sempre » . E ancora: « Fare la cosa giusta nel secondo tempo, questa potrebbe essere la chiave della nostra partita. A Bologna, per esempio, abbiamo giocato con grinta e determinazione. La definirei una vittoria di carattere, la vittoria del cuore. La squadra sta giocando un buon calcio e rispettando gli obiettivi precisi che ci eravamo prefissati prima di giungere a questa sfida » .
Non chiedetegli però come finirà con l'Inter, il pronostico non è nelle sue corde: troppo saggio per gettarsi a casaccio. Meglio chiudere in un altro modo, allora: « Ve la ricordate l'ultima scena di quel film con Jack Nicholson? Faceva così: ' Almeno ci ho provato, maledizione. Almeno ci ho provato' » . E la Roma, statene certi, ci proverà davvero.




