
CORSERA - La Roma ha due ottimi motivi per arrivare alla finale di Coppa Italia, il prossimo 5 maggio. La prima è che, come la Juventus, peraltro già eliminata dallInter, ne ha vinte 9 edizioni e, riuscisse a fare 10, potrebbe provare il piacere di mettere sulla maglia una stellina dargento o qualche altra trovata di marketing. La seconda è che, da quando cè Claudio Ranieri, ha questo score casalingo tra campionato e Coppe varie: 15 vittorie e una sola sconfitta, contro il Livorno.
E la finale di Coppa Italia è secca e si gioca allOlimpico. Basta il primo tempo per dirottare la doppia sfida contro lUdinese verso il sorriso. Vucinic e Mexès battono Handanovic e il 2-0 è il risultato che qualsiasi allenatore vorrebbe avere dalla sua parte nella prima delle due partite. Il ritorno a Udine si giocherà probabilmente il 14 aprile e, allora, molte cose potrebbero essere cambiate, ma non il risultato dellandata. Ed è difficile prevedere una vittoria friulana per 3-0, anche se proprio lUdinese è lultima squadra ad aver battuto la Roma, il 28 ottobre 2009, in campionato, per 2-1. Sembra un secolo fa. La Roma di Spalletti, nei suoi giorni di grazia, era più spettacolare, ma era anche monocorde.
Quella di Ranieri è più matura e duttile, capace di variare i ritmi della partita. Laltra era costretta a giocare sempre a cento allora e sempre bene per vincere, questa si è adattata presto al buon senso di Ranieri: «Con l'attacco che abbiamo, se non prendiamo gol, uno prima o poi lo facciamo di sicuro». Così, al 12', è un lancio lungo di De Rossi (chiamatelo pure contropiede) a pescare Vucinic nello spazio. Coda commette il peccato mortale di non mettere il montenegrino in fuorigioco ed è troppo macchinoso per recuperarlo in corsa. Piatto destro, preciso, e 1-0. La gara si mette così come Ranieri sperava.
LUdinese non si può più chiudere. Tanto meno quando Mexès, di testa in secco anticipo su Zapata, segna il 2-0 su punizione tirata tesa da Pizarro. Era stato ancora Vucinic e ancora sullo stordito Coda a procurarsi il fallo di pura agilità e tecnica. L'Udinese non è stata quasi mai capace di impensierire davvero la Roma. Fuori fase i due centrali difensivi; irriconoscibile DAgostino, che sembra essersi completamente perduto dopo lillusione di andare alla Juve questestate; non al top e fumoso Di Natale.
Lunico ad avere qualche accelerazione è stato il piccolo cileno Sanchez, non a caso capace di far venire i brividi a Doni nel finale di primo tempo (tiro fuori di poco) e a metà ripresa (con il portiere romanista costretto a unuscita decisiva). Troppo poco per impensierire una Roma arrivata al diciottesimo risultato utile consecutivo, conteggiando le tre competizioni nelle quali è ancora impegnata. La trasferta di Firenze sarà una prova molto impegnativa, contro unavversaria di qualità, che deve vincere a tutti i costi per accorciare il distacco in classifica. Ma questa Roma, ormai, non ha più paura. Ieri ha ritrovato anche un pezzetto di Totti, ancora indietro fisicamente ma sempre delizioso quando tocca palla. Anche da fermo.