
GASPORT - Era dal 4 ottobre che la Roma non vedeva lInter così da vicino: 5 punti, che strada facendo sarebbero diventati addirittura 14. Da allora, un lento ma costante recupero, 9 punti in 11 giornate. Calcolando che alla fine ne mancano ancora 13, sognare è lecito. Per farlo, però, meglio non soffermarsi troppo su questo 1-0 al Catania, settima vittoria consecutiva allinsegna del massimo risultato col minimo sforzo. Una partita brutta, animata soltanto dal gol in avvio di Vucinic,
La chiave Alla Roma mancavano giocatori importanti: Pizarro assenza più pesante di quelle di Totti e Toni. In tutta la stagione, 39 partite tra campionato e coppe, Pizarro aveva fin qui disertato solo i match con Livorno (0-1), Udinese (1-2) e Sampdoria (0-0), come a dire che senza di lui la Roma non aveva mai vinto. Ci riesce finalmente su palla inattiva, specialità della casa, di solito legata al giocatore cileno: in campionato, ventiduesimo centro (su 42) realizzato partendo da fermi, in questo caso un corner calciato da Menez senza troppa malizia. Quella, ce lha messa tutta Vucinic sottraendosi alla guardia di Capuano, per la zampata di destro al volo. La partita, per quel poco che ha poi offerto, si può dire sia finita qui, anche se era passato solo un quarto dora abbondante. I cambi tattici di Mihajlovic, passato dal 4-1-4-1 a un conclusivo 4-4-2, e quelli di Ranieri, che ha trasformato il 4-2-3-1 di partenza in un 4-4-1-1 finale, hanno avuto il solo effetto di contribuire al congelamento del risultato. Merito della rimaneggiata Roma che avrebbe messo insieme solo un altro paio di palle gol, ma anche colpa di un Catania così molle da non costruirne nemmeno una.
Roma attenta Le amnesie patite col Panathinaikos, che costringeranno agli straordinari giovedì, impongono unattenzione diversa. Ranieri la ottiene anche se dopo Totti, Toni e Julio Sergio perde per strada Pizarro e Mexes, vittima dellennesimo furto a domicilio nella notte che precede il match. Il tecnico investe, con alterna fortuna, sulle seconde linee: Cerci e Mexes si confermeranno tali per mancanza di continuità e, nel caso del francese, anche di temperamento. Quello che non difetta a Baptista, cui Ranieri riserverà il finale al posto dellesausto Vucinic, dopo avere sostituito i due reprobi con Perrotta e lutile Faty: il brasiliano inchioderà infatti il Catania intorno alla bandierina del calcio dangolo sterilizzando gli ultimi minuti della partita. Menzione donore per De Rossi e Vucinic, i più bravi e anche i più leader. Così leader da litigare platealmente (e poi fare pace).
Catania sbiadito Avesse messo in campo la grinta, anche dialettica, di Mihajlovic, sarebbe stata unaltra storia. Invece ecco il Catania che non ti aspetti, pavido, intimorito. L1-0 viene incassato quasi per fatalità e nellora e un quarto che resta non cè modo di alzare la squadra, anche se dopo Martinez e Delvecchio (per Llama e Ricchiuti) il terzo cambio, Morimoto per lo stopper Spolli, vorrebbe dire «proviamoci». Una mischia risolta dal solito De Rossi che spazza via tra Silvestre e Delvecchio è il massimo che passa il convento. Francamente troppo poco per accampare pretese.