CORSPORT - La Roma, stavolta decorata con un fiammante scudetto tricolore, fissato con doppio filo doro e campeggiante in orgogliosa, trionfale mostra sulle maglie, replicava solleci ta, fin dallinizio immediato di stagione, lormai tradizionale rito del simbolico lancio del guanto della sfida per il primato assoluto agli acerrimi, indomi ti rivali juventini. La coppia di magnifiche seppure algide regine si era già dal primo incedere attestata nel cuore degli aristocratici quartieri da tempo di sovrana, esclusiva, altezzosa competenza sulla vetta.
Lincontro casalingo programmato con il coriaceo ma nel complesso modesto Genoa di Simoni poteva sulla carta equivalere, per la straordinaria, insaziabile Lupa di tempra continentale del momento, a poco più che un..
Lincontro casalingo programmato con il coriaceo ma nel complesso modesto Genoa di Simoni poteva sulla carta equivalere, per la straordinaria, insaziabile Lupa di tempra continentale del momento, a poco più che un
tonificante, sbrigativo, gustoso test di proficuo allena mento di routine. Liedholm, maestro insigne e concreto di zona e ragnatele nonché - si narra - attratto dallo studio della cabala e sensibile ai presunti influssi
esercitati dagli astri della volta celeste sui campioni, rincuorato dal divario assai ampio intercorrente fra le squadre, da una trentennale tradizione allOlimpico a esclusive, sgargianti tinte giallorosse e da una
imbattibilità personale vantata nei confronti del collega avversario di panchina, si abbandonò forse, tecnicamente, a qualche inusitata sbavatura: culto re antesignano e convinto del turnover, spedì in tribuna, nello stupore attonito di stampo generale, il bomber Pruzzo e larrembante Nela, virgulti sbocciati e arruolati peraltro, in precedenza, proprio fra le gloriose, caparbie fila del Grifone.
Mister Nils non si avvide piuttosto, nella circostanza, di una eclissi, di tenore quanto meno parziale e perniciosa, incombente di fatto sul Brasile, oscurato nel patrimonio prezioso della sua inventiva: Falcao e Cerezo, stranamente svagati ed estranei al corpo vivo e pulsante del contesto, risucchiarono gli in creduli compagni di ven tura, per lintera durata di una noiosa, mediocre pri ma fase, nel cono dombra inquietante di una certo imprevista latitanza.
Nella ripresa la Roma si svegliava, sospinta in auge dallestro, intenso, luminoso e zampillante, del folletto carioca di Nettu no: Bruno Conti, già stra colmo della massima gloria su scala planetaria, confezionava da
fuori, con il leggendario, magico si nistro, un rasoterra impa rabile per lottimo Martina. Sentimentale, esultava ovviamente per lo splendido gol della vittoria, frena to forse insieme un tantino dal ricordo di trascorsi
felici in rossoblù e di una lontana ma appassionata militanza.