Super Totti rilancia la Roma

23/11/2009 alle 09:47.

IL MESSAGGERO - C’è solo Totti e basta per vincere. C’è Totti e per fortuna della Roma da sempre veste la maglia giallorossa. C’è Totti in campo e la gente si diverte, lasciando a casa i mille pensieri, la squadra recupera posizioni in classifica e la società per un pomeriggio dimentica debiti e preoccupazioni angoscianti.

 C’è con le dieci viti nel piede sinistro, quello del terzo gol da favola a Gillet, e con la placca da robot nella stessa gamba, con un ricucito un anno e mezzo fa e un menisco appena asportato sempre da quella cassaforte che è il suo ginocchio , ruotato all’improvviso per spiazzare il del Bari sul rigore del vantaggio e molla per la potenza della punizione del raddoppio.

C’è capocannoniere con 9 reti e solo 8 partite giocate, per 187 gol in A con gli stessi colori. C’è che in 13 gare di questa stagione, 5 anche di Europa League, ha già fatto centro 19 volte. C’è più decisivo che mai, ma c’è chi in Nazionale sponsorizza Cassano che, attaccante pure lui, segna poco o niente. C’è che supera anche se stesso, perché dopo una vita vissuta qui, per la prima volta realizza tre reti in campionato nel suo stadio. C’è che ormai i suoi tifosi conoscono così bene, da dare per scontate certe prodezze e da limitarsi a un coro e basta, dopo la splendida terza rete, ricordandosi meglio della sua grandezza nel recupero, quando lascia il posto a Okaka, con la standing ovation che coinvolge tutti meno i sostenitori ospiti che fischiano.

C’è che, indirizzando il risultato, nasconde gli errori dell’allenatore entrante, Ranieri, nell’allestire la formazione di partenza e persevera con sostituzioni poco convincenti. C’è che cammina a testa alta, calpestando i rimproveri velenosi del tecnico uscente, Spalletti, così in confidenza con Lippi da sconsigliare il ritorno del capitano in azzurro perché ormai fisicamente consumato. C’è che, firmato un nuovo contatto sino al 2014, aspetta ancora che Rosella Sensi trovi la forza e il tempo per dire che il protagonista assoluto e unico di questa Roma balbettante resterà per sempre giallorosso.

C’è pure la tredicesima partita del torneo: -Bari 3 a 1, successo nel ricordo di Donna Flora. Inutile leggerla in altro modo. Il capitano segna, la Roma lo segue per un tempo, la squadra di Ventura esce sconfitta perché gli episodi sono favorevoli al gruppo di Ranieri e non al suo. Stesso numero di conclusioni, tredici, Julio Sergio, inspiegabilmente ignorato per tre anni, è il più bravo dopo , la traversa di Almiron per pareggiare il palo di Vucinic, e l’assedio della ripresa. Barreto ha le chances di Francesco, anzi più facili,ma c’è Julio Sergio che respinge. Ranieri parte con il tridente e il modulo del passato, il ben noto a questo gruppo. Vucinic torna attaccante esterno sinistro Menez è il trequartista, Perrotta l’ala tattica a destra.

I mediani sono Pizarro e Brighi: il secondo sostituisce e alla grande . Per permettersi un’impostazione così baldanzosa per i suoi gusti, l’allenatore alza il muro in difesa Non basta. Dietro il reparto è fragile e male allestito: Burdisso non è terzino e non si trova, Andreolli è lento contro Barreto e Mexes da centrale sinistro fatica. La partenza esplosiva di Vucinic spacca la partita: palo subito e rigore al sesto, falciato da Gillet. In mezzo, quindi sullo 0 a 0, il primo regalo di Barreto. trasforma al settimo: 1 a 0. Sette minuti dopo conquista una punizione che Pizarro gli tocca: botta terrificante e 2 a 0. Julio Sergio devia il al volo di Langella ma lascia il palcoscenico al capitano che, tiene palla sotto la Sud, al ventottesimo, libera di tacco Menez in area e sfrutta il rimpallo per l’apoteosi: sinistro roteante sul palo lontano e 3 a 0.

Sommerso dai compagni, si rialza e manda tanti baci al primogenito Cristian che sta in braccio a mamma Ilary. Barreto chiude il tempo come lo aveva iniziato: Julio Sergio lo ipnotizza ancora. Ventura si arrabbia per le gaffes dei difensori e di Barreto: giuste le sue modifiche nella ripresa. Ma Julio Sergio non è più solo il terzo miglior al mondo. E’ il titolare giusto per questa Roma sofferente. Testa e autogol di Andreolli su corner di Koman al ventinovesimo e brividi finali. Entra Taddei per Menez che ci rimane male, poi Baptista per Vucinic: i due non stanno in piedi. Tempi duri per i brasiliani giallorossi. Meno male che quello in porta è proprio bravo. Ora lo sanno tutti.