LEGGO (F. MACCHERONI) - Dicono che se nè andato un altro pezzo di Roma. Lo dicono perché ieri pomeriggio sè spento il sorriso di donna Flora, la signora Viola, la moglie di Dino Viola, la compagna dellavventura più azzardata della Roma pallonara, votata a scavalcare quel muro che in Italia non si abbatterà mai e separa i club che giocano per vincere e gli altri che devono inventarsi langolo cieco per saltare dallaltra parte senza essere respinti con forti perdite.
Quella Roma riuscì a saltare trascinata da una sorta di risorgimento della città che scatenò quel presidente così impunito contro tutti. Cera il ponentino di Rugantino, quello più malandrino, che soffiava e faceva sentire «le campane la domenica mattina» a chi aveva il cuore «mezzo giallo e mezzo rosso», il tifoso romanista. Ma tutta questa poesia sembrava rimbalzare sulla piega maliziosa che il Dino presidente dava alle sue labbra lasciandolo passare per un sorriso. Il vociare della Curva sinfrangeva sullelegante completo blu. E il distacco forse sarebbe rimasto se accanto al Dino presidente non ci fosse stato quel morbido sorriso che invitava invece ad accomodarsi in casa-Roma.
La signora Flora, donna Flora, aveva sposato anche un ruolo. Pur sembrando a tratti un passo indietro al marito, pur lasciando il palcoscenico al presidente, aveva la capacità di non risultare mai comprimaria. E anche dopo la scomparsa del presidente (19 gennaio 1991), quando ha dovuto ereditarne la carica per gestire il tormentato passaggio della società nelle mani di Giuseppe Ciarrapico. Il suo sorriso alleviava i tormenti e dava speranza a una squadra che, nonostante tutto riuscì a vincere la Coppa Italia battendo in casa la Sampdoria 3-1 e pareggiando 1-1 nel ritorno a Genova: «Cera lallora presidente del Torino, Nizzola, che al momento di prendere la Coppa mi disse signora la devo consegnare a lei?: Ciarrapico era presidente da appena 15 giorni, così il trofeo lo alzai io», ricordò più tardi la signora Viola con un pizzico di nostalgia, dietro quel morbido, inconfondibile sorriso che sembrava un abbraccio.