E' il talento di Mirko che attira quei folli errori

12/11/2009 alle 13:30.

IL ROMANISTA (V. CERAMI) - I tifosi devono mettersi in testa che per realizzare il gol geniale che Vucinic ha fatto di testa all’Inter, un calciatore deve sbagliare l’occasione più semplice e scema che può capitargli in una partita, come la rete fallita da Mirko solo davanti al portiere all’inizio della partita. Vucinic è fatto così, per giocare bene deve appunto giocare, divertirsi, rischiare, cercare di realizzare l’impossibile, complicarsi la vita. Il facile gli resta difficile.

Essi non sono attratti dal gol, ma dal modo di farli, dal virtuosismo del gesto inatteso e micidiale. Disse Aristotele che non esiste genio senza un briciolo di follia. Vucinic ci fa arrabbiare perché sbaglia gol fatti e fabbrica quelli impossibili. È lì, basta che butti la palla dentro la rete e lo stadio lo porterebbe in cielo, ma qualcosa lo fa sbagliare banalmente, è lento, si fa rubare il tempo o tira come se si fosse confuso nel calzare gli scarpini, il sinistro al posto del . La palla va lontano dalla porta e gli spalti riversano sul povero Mirko le peggiori dannazioni. Si provi a ordinare a Vucinic di obbedire alle regole del perfetto calciatore, al noioso manuale del calcio, instancabilmente e stancamente evocato da Altafini quando commenta le buone azioni calcistiche, sarebbe un disastro, perché, ricordiamolo, il genio è un tantino infantile, istintivamente anarchico e disobbediente delle regole canoniche, così come ogni bambino è un po’ geniale. Teniamocelo buono il nostro montenegrino, più delizia che croce in questa nostra Roma, che è più croce che delizia.