IL MESSAGGERO (U. TRANI) - Al telefono, prefisso inglese, Fabio Capello. E il cittì della nazionale di Queen Elisabeth II. Ma, cinque anni dopo, parla ancora da tecnico della Roma. «Io volevo Totti in campo da seconda punta. Ho preso tante critiche perché gli avevo assegnato quel ruolo, mi dicevano che lui era un trequartista. Io, invece, insistevo che doveva stare lì, più vicino alla porta. Vi siete mai chiesti perché o ve ne state accorgendo solo ora?».
«Io volevo Totti in campo da seconda punta. Ho preso tante critiche perché gli avevo assegnato quel ruolo, mi dicevano che lui era un trequartista. Io, invece, insistevo che doveva stare lì, più vicino alla porta. Vi siete mai chiesti perché o ve ne state accorgendo solo ora?».
Esempre lui. Si fa la domanda e si risponde: «Per le sue capacità balistiche». Capello fa anche un paragone pesante, ricordandosi di un suo compagno in Nazionale, bomber azzurro di tutti i tempi (35 gol): «In Italia, solo Gigi Riva sapeva calciare in quel modo. Ma con il sinistro. Totti di piedi ne usa addirittura due e può concludere in tutti i modi. Campioni del genere fanno dieci tiri a partita, dei quali otto nello specchio e cinque pericolosissimi che possono diventare gol». Letà non conta: «Le doti di Totti nel calciare sono uniche. E lo saranno a vita».




