IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) - Domanda. ma che fine ha fatto Artur, titolare inamovibile nella prima parte di stagione? Il brasiliano dopo la partita di Europa League contro il Kosice, cioè prima della gara in casa contro la Juventus, quando ancora c'era Luciano Spalletti sulla panchina giallorossa, è finito nel dimenticatoio. Da primo a secondo, poi addirittura a quarto portiere della Roma; un salto all'indietro che ha pochi precedenti. E, allora, le cose sono due: o era esagerato farlo giocare come primo oppure è esagerato adesso piazzarlo al quarto posto. ..
A dire il vero, ieri sera a San Siro Artur c'era, ma soltanto in tribuna. Questo perchè Julio Sergio è infortunato e, quindi, Claudio Ranieri nelle convocazioni è stato costretto a rispolverare Artur. Un terzo in caso di emergenza, si sa. Il secondo, contro il Milan, l'ha fatto Lobont, che aveva giocato (male) contro il Napoli. Tra i pali della porta della Roma è tornato dopo una vita Doni e così, se non altro, si sono ristabilite le gerarchie della passata stagione. Artur, si sa, alla Roma sembra non avere più alcun tipo di futuro, e non è azzardato ipotizzare che alla riapertura del mercato, cioè a gennaio, il brasiliano venga dirottato altrove. Colpa anche del suo amico Julio Sergio che, sul campo, ha scalato un paio di posizioni: Julio non insidia il posto di Doni, ma - a conti fatti - il vero secondo della Roma al momento appare lui.
E così a Artur non resterà altro da fare che cambiare aria, e tentare la fortuna lontano da Roma. Del resto, la sua avventura all'ombra del Colosseo non è mai stata positiva, e ancora ci si chiede come mai la società giallorossa abbia deciso di puntare (da primo o da quarto, non conta) su uno che a Siena faceva la riserva di Eleftheropoulos e che a Cesena non aveva minimamente contribuito a evitare la retrocessione in serie C della squadra romagnola. Se non altro, Artur resterà nella Storia della Roma come uno dei quattro portieri che si sono alternati, dopo appena pochi mesi di attività, tra i pali giallorossi. Un record, certo, ma non di quelli da festeggiare.