Forse dovevamo parlare prima

20/10/2009 alle 09:36.

IL ROMANISTA (S. PETRUCCI) - Il presidente della Roma ha finalmente denunciato, per le vie ufficiali, l’evidente danno subito da un arbitro. Lo ha fatto, certo, senza la ferocia che avrebbe usato il padre in circostanze analoghe. Però ha parlato, schierandosi a difesa del club e dei suoi tifosi: sarebbe disonesto non dargliene atto. Il problema è che ha limitato la sua più che legittima protesta agli errori dell’arbitro Rosetti, senza alcun riferimento a chi (il Milan dell’amico Adriano) ne ha certamente condizionato l’operato...



Giusto quanto assai tardivo anche il riferimento agli orrori imposti alla Roma a febbraio 2008 dallo stesso fischietto, e sullo stesso campo. Quanto sarebbe stato meglio urlare subito che per colpa sua e del solito maledetto sistema (la comica espulsione di Mexes e molto altro) lo scudetto quel giorno venne di fatto assegnato all’Inter... Allora, ricorderete, ai giocatori fu concesso di esprimere il proprio disgusto; e
, oltre allo stesso Spalletti, rischiarono la
, mentre la società restava muta e impotente.


Del resto, abbiamo da tempo le idee chiare sui margini di ribellione che questa Roma può consentirsi. Il signor Bronzetti, se restiamo al rapporto in essere tra la società giallorossa e quella rossonera, è un dipendente a libro-paga di via Turati che lavora anche per Trigoria, caso evidentemente unico al mondo: ve lo immaginate un consulente del Liverpool che opera a favore dello United? Il dottor Gianni Letta, vecchio amico della famiglia Sensi, è stato da poco contattato per perorare, per l’onnipotente tramite di Silvio Berlusconi, il braccio di ferro in atto tra Italpetroli e Unicredit. Va da sé che, in queste condizioni, alzare la voce in casa Milan può risultare a dir poco disdicevole.



Esattamente come due anni fa in casa Moratti. La limitazione pare solare, al di là del meritorio tentativo di avanzare il proprio disappunto, nella doppia veste di presidente della Roma e di vice presidente vicario della Lega professionisti (l’organo - e pare una beffa - che guarda caso sovrintende anche finanziariamente all’orrida macchina arbitrale). Insomma, da una parte chiediamo correttamente rispetto per il club e per i suoi tifosi; ma dall’altro non possiamo cancellare mesi (anni?) di suppliche, di richieste di aiuto, di appoggi concreti. Questa è la Roma di oggi, signori. Costretta a protestare con garbo e senza pestare troppi piedi, quasi vergognandosi della propria rabbia.