GASPORT - Tre sorelle intorno a un tavolo. Rosella, Maria Cristina e Silvia Sensi da ieri sono davanti a una decisione tagliente: vendere la Roma. Una scelta quasi obbligata (occhio al quasi), visto che linterlocutore la banca Unicredit stavolta non ha concesso grandi margini di manovra. Entro 7-10 giorni, infatti, la famiglia Sensi dovrà scegliere un advisor che stabilisca un valore attendibile per il club giallorosso, in modo che chiunque sia interessato al suo acquisto possa avere la certezza di non partecipare a giochi al rialzo. Insomma, una volta stabilita una cifra, la conseguenza è chiara: la Roma sarà in vendita.
A interfacciarsi con le sorelle Sensi (accompagnate dallavvocato De Giovanni) ieri cera Paolo Fiorentino, braccio destro di Alessandro Profumo, amministratore delegato di Unicredit. Anche se Rosella Sensi (di nuovo) ha mostrato di voler tenere duro, la situazione è nota. Italpetroli, la holding che detiene il controllo della Roma, è indebitata con listituto per circa 280 milioni. LUnicredit detiene già il 49% della Italpetroli e lo scorso giugno ha varato un piano di rientro che si concluderà nel dicembre 2010. Il piano prevede maxi-rate, la cui prima scadenza di 130 milioni, nel dicembre scorso, è andata inevasa. La prossima, a giugno, sembra destinata alla stessa sorte.
La famiglia ha già da tempo messo a disposizione della Unicredit attraverso la banca daffari advisor Lazard diversi beni pronti a essere venduti (non il club), ma il piano al momento non ha dato gli esiti sperati. Per questo, nonostante la riservatezza tenuta dallistituto, è filtrato un concetto chiaro: occorre un segnale di discontinuità. Chiamiamola moral suasion oppure pressione, ma Unicredit senza fare ultimatum vuole una svolta di prospettiva, anche perchè nessuno sa quanto tempo occorra per vendere la Roma. A tal proposito, questo è il momento giusto perchè la coppia Fioranelli (che potrebbe arrivare oggi a Roma) e Flick, se solida, faccia una proposta ufficiale.