LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Non c'erano scoop da lanciare coi dettagli sulla trattativa avviata, c'erano informazioni che potevano mettere in discussione decenni di certezze legate a schemi abitudinari. Quando a fine aprile dello scorso anno iniziammo a scrivere e a dire che la possibilità Mourinho alla Roma non fosse il titolo di un film di fantascienza pornografica, era evidente che avrebbero fatto fatica a crederci anche i parenti più stretti, e la risposta più frequente era "cambia spacciatore". Nessuna nota di biasimo. Non esisteva indicazione alcuna che potesse filtrare dalle fonti canoniche. L'unica fonte, per chi aveva la fortuna di poterla sfruttare, era proprio una delle due parti in causa. Non il silenzioso proprietario della Roma e tantomeno chi nella Roma lavora, perché la maggior parte di chi lavora nella Roma neanche lo sapeva, e fra questi i calciatori. La fonte era lui, l'allenatore. Che non andava certo in giro a spiattellare dettagli sulla trattativa che doveva ancora decollare, ma che dalla seconda metà di aprile faceva intendere cose diverse rispetto al passato. Bastava interpretare, ovviamente per chi aveva la possibilità di avere spunti diretti. Poco più di un anno fa, a fine aprile, si insinuava il dubbio, che poteva condurre fuori dalla comfort zone della routine.
Chi ha avuto, più che il coraggio, la curiosità di approcciarsi a una notizia che due settimane dopo sarebbe diventata epocale, a costo di coprirsi di ridicolo, poteva anche capire che tipo di lavoro sarebbe venuto a fare Mourinho a Roma. Mentre ci si chiedeva se potessero arrivare Cristiano Ronaldo e Harry Kane, passando mesi con la calcolatrice in mano per capire come potesse la Roma permettersi un lusso simile, succedeva ciò che porta il calcio a essere materia che non si studia a ragioneria. Perché a uno come Mourinho basta lanciare in orbita uno Zalewski per essersi ripagato abbondantemente almeno due anni di stipendio su tre. Il calcio degli step on foot che si vota ai Marelli e ai Cesari manco fossero la madonna del Divino Amore, il calcio che conta il numero dei passaggi riusciti ammalandosi di disturbo ossessivo, il calcio che di questo passo farà commentare le partite ai revisori dei conti, a volte dovrebbe slacciare la cravatta e concedere spazio a ciò che appare a volte diverso.
Coraggio? No, chiamiamola imprevedibilità, possibilità che possa esistere sempre una via nuova. Che poi correre un margine di rischio nel calcio parlato che cosa comporta di grave? Un paio di insulti e tre pernacchie. Che sarà mai? I pochi che a fine aprile parlavano di possibilità Mourinho alla Roma non sono finiti in un manicomio navale, non se la tiravano sui social. Intravedevano una via e volevano capire, condividendo, se potesse essere battibile. Tutto molto semplice.
In the box - @augustociardi75