LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Quando pensiamo a una persona, automaticamente il nostro pregiudizio condiziona la considerazione nei suoi confronti. A prescindere dal fatto che il pregiudizio sia positivo o negativo. A volte le nostre idee, o quello che abbiamo incamerato in passato, ci impedisce di pensare al futuro in modo destrutturato. Vale anche per il calcio, quindi pure per gli allenatori. La Roma è alla ricerca di un nuovo tecnico. Salvo sorprese che nessuno più si aspetta, Fonseca e la Roma non proseguiranno insieme. La Roma continuerà a seguire la linea del calcio sostenibile, degli ingaggi sostenibili, dei costi di cartellino sostenibili. Più o meno come nella gestione precedente.
Quale allenatore farebbe al caso della Roma? Svanita quasi del tutto la suggestione Allegri, che di sicuro non aveva firmato alcun pre contratto, si stilano liste dei papabili. Come salire di livello non potendosi impegnare coi top manager (tenete a mente la definizione top manager)? Con Sarri, la risposta più gettonata. Ci sta. Sarri per come si pone può piacere o meno, indiscutibilmente però negli ultimi anni ha dimostrato di essere un signor allenatore. Dopo Empoli, è stato l'unico, col suo Napoli, a mettere in discussione il dominio della Juventus fino a sfiorare lo scudetto. Poi a Londra ha vinto l'Europa League, e comunque con la Juventus ha vinto il campionato. Sarri sarebbe un allenatore da un passo in avanti per la Roma, che negli ultimi dieci anni non ha mai puntato (o meglio, non ha mai raggiunto) un manager di primissimo piano (con Spalletti ci si avvicinò).
Poi? Si inseguono nomi di bravi tecnici, da De Zerbi (pronto però a emigrare) all'emergente Italiano, fino a Juric. E poi Amorim, Jardim, forse più per associazione di idee che per chiara volontà. Bravi, diversi tra loro (Jardim al netto degli ultimi insuccessi ha vinto una Ligue 1 storica col Monaco nell'era della Parigi multimilionaria). Accostati alla Roma perché, come loro, Tiago Pinto viene dal Portogallo. Terra di eccellenze calcistiche. In campo, con Cristiano Ronaldo. Fuori, con Jorge Mendes. In panchina, con Jose Mourinho. Già, Mourinho. Top manager. Di quelli che fanno scattare il pregiudizio quando se ne parla.
Che c'entra Mourinho con la Roma? Probabilmente nulla, ma facciamo un ragionamento. Che non è figlio di sensazionalismo o di repressi desideri, ma di informazioni. Che vi fidiate o meno. Si converrà che nella vita esistono le epoche. I momenti. Le persone intelligenti si modellano sui fatti del momento. Che vanno oltre i pregiudizi, perché se uno pensa a Mourinho, subito gli si abbina un ingaggio da quindici milioni di euro e una campagna acquisti da almeno centocinquanta milioni. Ci si basa su quanto accaduto negli ultimi diciassette anni, da quando andò al Chelsea dopo avere vinto Europa League e Champions League facendo giocare benissimo il suo Porto.
Come può la Roma pensare di sedere al tavolo delle trattative con uno così? Ci si può pensare. Perché Mourinho, da persona intelligente, sa che c'è un momento per avere tutto ciò che si desidera schioccando le dita, e uno in cui, per stimoli e per voglia di sposare un progetto intrigante, ci si rimette ancora di più in gioco, portando in campo tutta la capacità nel costruire, e non soltanto nel rifinire e impreziosire. José Mourinho, per un carta di credito, è stato non a caso il testimonial che prevedendo che stava per piovere, apriva l'ombrello col sole, sotto lo sguardo sbigottito dei passanti, che di lì a pochi secondi sarebbero scappati come formiche impazzite per ripararsi dall'acqua, che dopo pochi secondi sarebbe iniziata a cadere. Fotografia calzante. Mourinho legge prima degli altri ciò che accade.
Nel calcio che finalmente si rende conto di essere a un passo dal collasso, lui ha capito prima di altri che c'è un tempo per firmare accordi a cifre monstre, e uno in cui bisogna guardarsi attorno, ascoltare, vagliare proposte, studiare la descrizione dei progetti, con la passione che, allenando il Porto di calciatori in rampa di lancio o le galattiche Inter e Real Madrid, c'è sempre stata. Ecco. L'uomo di Setubal nel 2021 non è più un sogno irrealizzabile per un club che non appartiene al Gotha degli straricchi, ma un'ipotesi da non sottovalutare per pregiudizi che portano a pensare che sia irraggiungibile. I tempi cambiano, le persone intelligenti si modellano su di essi, e le opportunità magari sono sotto gli occhi di tutti, ma per pigrizia mentale tendiamo a non prenderle in esame. Non è una favola senza né capo né coda. È uno scenario credibile legato non ad auspici ma a fatti acclarati, accertati, verificati.
In the box - @augustociardi75